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Peter Pan impara a crescere
In un momento in cui i supereroi la fanno da padroni in ogni tipo di intrattenimento, questo romanzo ci trasporta in un mondo dove chi ha dei poteri non salva gli indifesi indossando abiti appariscenti. Gli Speciali infatti sono costretti a celare la propria identità ai Normali e, soprattutto, ai Vacui che danno loro la caccia da tempo immemore.
La trama per questo primo volume -di quella che sarà una trilogia- è abbastanza lineare e non presenta grosse sorprese, eccetto un bel colpo di scena sul finale che davvero non mi aspettavo. Seguiamo quindi le vicende di Jacob, un ragazzo dalla vita tutto sommato ordinaria; a dare un bel tocco di avventura alle sue giornate ci pensa il nonno Abe, con i suoi favolosi racconti sugli anni passati in un orfanotrofio abitato da bambini dotati di straordinari poteri. Con il passare degli anni, Jake si convincerà che quelle del nonno erano solo fantasie, ricordi distorti per dimenticare le sofferenze negli anni della guerra, almeno fino al giorno in cui assiste all’omicio di Abraham, proprio ad opera dei mostri che nei suoi racconti davano la caccia ai bambini Speciali.
Questa tragedia mette in moto una serie di eventi che porteranno il nostro protagonista sull’isola di Cairnholm, dove scoprirà la verità sul nonno, e anche sul suo destino.
Jacob è il protagonista perfetto in un romanzo per ragazzi: ironico, alla mano e ben lontano dall’essere perfetto; a tratti mi ha ricordato Percy Jackson, ma è comunque ben strutturato ed il suo POV rende la lettura scorrevole e piacevole. Molto toccante e ben costruito il legame che lo unisce al nonno che, pur comparendo ben poco nel romanzo, è risultato tra i migliori personaggi. Ho trovato invece esagerato introdurre così tanti tra gli Speciali, cosa che crea non poco confusione, specie se nominati solo un paio di volte.
È doveroso precisare che nella maggior parte dei casi, i poteri di questi bambini li rendono degli strambi fenomeni da baraccone piuttosto che dei supereroi; tutto sommato, sono comunque ben pensati ed affatto esagerati, con l’eccezione delle ymbryne, di cui spero si parlerà più e meglio nei prossimi volumi
L’intero romanzo può essere interpretato come una rivisitazione della fiaba di Peter Pan, con Jacob combattuto tra restare sull’isola e vivere in un mondo idilliaco seppur statico, e crescere normalmente, vivendo come da sempre è abituato. Alla fine si raggiunge un equilibrio tra le due alternative, con Jake e gli altri bambini che comprendo di dover crescere, seppur restando nel passato.
A farmi storcere il naso è stato invece il comportamento del protagonista nei confronti della sua famiglia e della sua “vecchia” vita: non penso che un ragazzo normale, senza gravi problemi con i genitori, possa andarsene così a cuor leggero sapendo che molto difficilmente li potrà incontrare di nuovo. Sembra invece che a Jacob non importi affatto di parenti ed amici.
Un plauso è dovuto alla grafica, per le splendide foto (tra l’altro genuinamente d’epoca) nonché per le primi pagine dei capitoli, arricchite da decorazioni molto retrò.
In conclusione, segnalo che se l’orfanotrofio di Miss Peregrine vi ricorda un po’ la scuola del Professor X, penso si tratti in un vizio di famiglia, se così si può dire: la moglie di Riggs, Tahereh Mafi, è l’autrice di un romanzo che in molti hanno additato come un plagio della storia di Rogue, personaggio per l’appunto del fumetto degli X-Men.