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Diverso da ogni altro
Il trono di spade è la book series più fortunata di tutti i tempi, seconda solo al nostro maghetto preferito Harry Potter; dai libri di Martin è stata sviluppata una serie ormai famosissima credo in ogni angolo del globo. Non dico di essere stata presente agli albori di questo fenomeno, ma sono stata a conoscenza della sua esistenza per anni prima che diventasse così popolare. Vedevo i volumi in libreria ma, sebbene fossi convinta che poteva essere una storia degna di nota, non mi decidevo mai a comprarli, nemmeno quando iniziarono ad essere conosciuti. Dopo anni dall’uscita della serie decisi di superare i miei pregiudizi e le mie paure, dovute all’eccessiva violenza che mi era stato assicurato fosse nei romanzi così come nella serie TV, e comprai il primo volume.
Inizialmente rimasi sconvolta dalla giovanissima età dei rampolli Stark e dai modi antichi di comportarsi anche tra marito e moglie, non riuscivo ad immergermi nella storia perché la percepivo lontana anni luce da tutto ciò che avevo letto fino a quel momento. Mi rendevo conto però che forse non era così terribile come me l’avevano fatta credere perciò dopo pochi capitoli sospesi la lettura e passai alla serie TV. Inutile dire che è stata la mia rovina: mi sono completamente innamorata del mondo creato da Martin e del modo in cui gli showrunner lo presentano al pubblico. Dopo aver divorato in poche settimane le sei serie disponibili decisi di riprendere in mano il libro.
Adesso gli innumerevoli personaggi presenti e citati non mi disorientavano più, non disprezzavo più il modo di scrivere di Martin, così diverso da quello degli altri scrittori, né il modo di parlare arcaico m’infastidiva, anche se mi faceva ancora una certa impressione l’età dai protagonisti. La cosa peggiore, tuttavia, era che la suspance si era andata a farsi benedire, non nego che mi annoiavo a morte leggendo cose che erano ancora ben stampate nella memoria. Per questo motivo avevo deciso di rinunciare all’idea di leggere i libri ma poi mi sono ricreduta: sono arrivata a capitoli che narravano di vicende che non ricordavo bene o che non erano state presentate allo stesso modo nella serie TV e con mia sorpresa ho notato che non riuscivo più a smettere di leggere.
Per quanto riguarda la violenza e la presunta mancanza di fantasy dirò poche parole. A proposito del primo punto, in questo libro non mi è sembrato che ci fossero spargimenti o violenze particolarmente insopportabili: al contrario della serie televisiva Martin, sebbene inserisca squartamenti e stupri, non vi indugia particolarmente, ma –e non stenterei a crederlo- potrei anche essere diventata più coriacea guardando le puntate in TV. A proposito del secondo punto, è vero che in questo volume la componente fantasy è praticamente nulla eccetto il prologo iniziale, ma personalmente non mi ha creato nessun problema, anche perché so che nel proseguo non sarà così.