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SUCCESSO DELUDENTE
Ho iniziato questo libro fidandomi delle moltissime critiche positive che girano sul web. È solo il primo di una lunga serie, ma (mi sono detta) se la saga è piacevole anche una dozzina di volumi si leggono senza problemi. Beh, purtroppo devo dire che mi fermerò al primo e non procederò oltre.
Sulla quarta di copertina c'era scritto "La saga più letta del mondo" e mi chiedo ancora se questa frase vada intesa in senso iperbolico o se sia davvero così. Fatto sta che Jordan (scrittore adulto, maturo, morto prima di terminare il libro - non un qualunque esordiente dunque, e questo faceva ben sperare) con questo primo libro mi ha deluso abbastanza. Quasi settecento pagine che alla fin fine si riducono quasi a... beh a poco. Per carità, non che osteggi i dettagli, le descrizioni e la prolissità, anzi (anche perchè quelli non mancano)! Però mi piace quando in tutto questo si può trovare del contenuto... invece ho proprio avuto l'impressione che di contenuto ce ne fosse ben poco. O se c'era era molto "annacquato", diciamo.
Eppure la storia si presentava bene. Ho apprezzato i primi capitoli, la descrizione dei luoghi e l'atmosfera creata dall'autore. Ma è stato un vero peccato vederla venire meno subito dopo al sopraggiungere del solito impedimento da "scappiamo altrimenti non sappiamo come iniziare un fantasy". A seguire, purtroppo (e dico purtroppo, perché mi dispiace dover essere dura con un autore di fama internazionale, io minuscolo utente sconosciuto nel mare infinito di internet) la storia ha subito (a mio parere naturalmente) un fortissimo declino. Ho impiegato molto tempo a riprendermi dallo stallo e benché qua e là via sia stata qualche punta di interesse, ogni nuova volta la storia ha finito per deludermi. Ho terminato di leggere quasi solo con la speranza che potesse riscattarsi sul finale e mettermi la curiosità di continuare a leggere il secondo libro... ma non è stato così.
In definitiva?
Questo primo romanzo mi sembra un inizio deludente, lento e inconcludente. Due sono le cose: o c'è troppa carne sul fuoco e resta lì e non si cuoce, o non ce n'è di abbastanza saporita. Le vicende e gli spunti appaiono piuttosto banali (sì, lo so: l'ispirazione a Tolkien e bla bla bla... bene, basta così con questa storia dell'ispirazione), il tema del viaggio è bene o male lo stesso di decine di altri libri; il mondo di Jordan non è ben descritto come avevo sperato leggendo ottime recensioni anche su questo; i personaggi stessi, non so... sono troppo statici, fissi, a volte persino fuori luogo nella loro marmorea immobilità. Alcuni di loro (a mio parere) risultano addirittura inutili.
Ma credo che la cosa peggio riuscita di tutto il libro sia un'altra: i dialoghi. Ok, sarò una che bada a certe piccolezze, ma il dialogo secondo il mio modesto parere è FONDAMENTALE: serve a far emergere le storie, le emozioni, le diversità (diversità, questa sconosciuta), i personaggi stessi insomma. E invece qui quello che mi è sembrato di cogliere è stato un susseguirsi di gente che parla tutta allo stesso modo, tutta con gli stessi intercalari e le stesse frasi idiomatiche, senza un minimo di differenza che possa creare una certa unicità del ruolo. Cercavo di concentrarmi su altro mentre leggevo i dialoghi perchè alcuni veramente non si potevano sentire... voglio dire, chi davvero direbbe "quali sporchi piani state tramando?"... è una frase da cattivone dei film americani, insomma, non è credibile che qualcuno parli così nella realtà...
In conclusione, l'unica cosa che ho apprezzato è stato lo stile. Ho trovato delle belle descrizioni e una certa dovizia di particolari che fa sempre bene a questo genere di storie. Ma un grande romanzo non può basarsi unicamente su delle belle descrizioni. Non un romanzo che si prefigge grandi obbiettivi come questo.