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L'ultima ragione dei re
 
L'ultima ragione dei re 2016-01-17 18:02:36 Anna_Reads
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    17 Gennaio, 2016
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Dobbiamo essere realisti, Mastino.

La Trilogia della Prima Legge – Joe Abercrombie
(Il Richiamo delle Spade, 2006 – Non prima che Siano Impiccati, 2007 – Ultima Ratio Regis, 2008; editi in Italia da Gargoyle, 2013-14).

Si sa che non bazzico spesso i verdi prati della narrativa fantasy, ma che non si dica che quando lo faccio non lo faccio con impegno! Da quasi un mese sono immersa nel mondo creato da Abercrombie (che ha relegato l’amato Lansdale al poco ambito titolo di “l’altro Joe”) e ne sto uscendo con molta fatica, dolore e nostalgia.
La potenza di queste circa 2000 pagine complessive non è – secondo me – tanto nei “macro-temi” che vengono trattati: non nella lotta fra bene e male (anzi, direi fra “male” e “meno peggio”) non nei colpi di scena, che comunque non mancano, non nelle grandiose scene action, quando nei personaggi; che sono caratterizzati molto bene che siano protagonisti o comprimari, che evolvono in modo deciso, ma sempre credibile, che… in poche parole, si fanno quasi sempre volere bene.
Lo si vede analizzando la particolare struttura della narrazione di Abercrombie: con l’eccezione della parte finale di “Ultima Ratio Regis”, ogni capitolo “sposta” la narrazione su un diverso gruppo di personaggi. Non mi è mai capitato di dispiacermene: ogni campata narrativa “prende”, è funzionale alla trama, appassiona.
Che si tratti di un gelido ed acido inquisitore, reso zoppo e menomato da passate torture, di un ruvido combattente con solo nove dita, con un volto che è una carta geografica di cicatrici e una personalità sopita, ma non troppo, affamata di sangue, di un ligio ed onesto soldato con qualche scheletro nell’armadio, di un vanesio spadaccino, di una donna per metà demone bramosa di vendetta, di un potente Mago che forse è un impostore (o forse no), di un abilissimo arciere che di solito non dice più di “Hm” ma che comunque si fa ricordare, e del suo eroico compare che ha il fiuto di un Mastino, non si tira mai indietro, ma si dimentica regolarmente di espletare le sue funzioni corporali prima di lanciarsi in battaglia.
Insomma, i “corsivi” di Glokta, i passaggi fra Logen e il Sanguinario, le rispostacce di Ferro, il buon senso del Cupo e di Mastino, la spacconeria di Tul e Dow, l’ingenuità di Jezal, la lealtà di Tretronchi sono una compagnia piacevole ed ispirata.
Vi si legge un’abilità di tratteggio non comune, la capacità di descrivere scenari evocativi e creare conflitti non banali. Rimango sul vago per non spoilerare, ma questa trilogia merita la lettura per il suo essere appassionante, ben scritta e non priva di spunti di riflessione. Per la capacità di tenere incollati alle pagine, di far ridere (il “segnale” di Tretronchi!) e qualche volta commuovere e riflettere.
Ahimè – e chiudo con le poche, dolenti note – se ho praticamente voluto bene a quasi tutti i personaggi maschili, i pochi femminili mi hanno convinto poco, trovandoli (con la parziale eccezione di Ferro) abbastanza funzionali alla trama e poco “caratterizzati”; infine, nell’edizione italiana, non mancano alcune inesattezze sintattiche e lessicali.
Per il resto, a breve gli “spin-off” della trilogia saranno miei!


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