Dettagli Recensione
Il coraggio di partire
Dopo aver letto il Silmarillion, sono passato a quest'opera che risulterà decisiva per gettare le basi alla trilogia che consegnerà Tolkien alla storia.
Si parte con la presentazione di colui che alla fine sarà l'inaspettato protagonista, ritrovandosi coinvolto in un avventuroso viaggio con il quale un hobbit non avrebbe nulla a che fare: in mezzo a elfi, nani, orchi, stregoni, uomini e persino draghi chi l'avrebbe mai detto che il protagonista sia un hobbit?
All'inizio, però, Bilbo dovrà superare una battaglia interiore: andare o non andare? Questa è un'occasione da non perdere o è meglio tenersi chiusi nella tranquilla vita della Contea?
A dargli quest'occasione e a spingerlo a partire è stato Gandalf. Ma dopotutto tutti noi, ogni tanto, abbiamo bisogno di una spinta, un incoraggiamento o una necessità, che ci faccia uscire dalla nostra comoda e monotona vita, o sbaglio?
Dopo la partenza, la compagnia dovrà affrontare molteplici avventure e, spesso, sarà proprio Bilbo a dover badare ai dodici nani, che, inizialmente un po' diffidenti, acquisteranno via via più fiducia nel buon vecchio Bilbo.
Arrivati alla Montagna Solitaria non mi possono sorgere dei dubbi.
Il primo è il fatto che fin da quando partirono, tredici mesi prima, i nani non hanno mai pensato a come sconfiggere il drago. Com'è possibile? Insomma, un viaggio di tredici mesi per cosa?Se fosse stato per loro il drago sarebbe rimasto lì ancora per chissà quanto, e a loro non rimaneva che tornare indietro.
Per ucciderlo si arriverà a dover sacrificare la città di Pontelagolungo, dove Smaug vi troverà la morte.
Qui mi sorge il secondo dubbio...una freccia? Muore per una freccia lanciata in una vecchia ferita? Un po' delicato per essere un drago...
Poi arriva la guerra. Si sa che dove ci sono troppe ricchezze nello stesso posto, ci vogliono migliaia di morti per cercare di distribuirle in modo equo. Cosa che alla fine non succede mai, parlando di eventi e battaglie successe veramente. E anche di recente: infatti la battaglia delle cinque armate mi ha un po' ricordato le varie guerre per accaparrarsi i giacimenti di petrolio...
In questa battaglia in particolare nani, elfi e uomini si dovranno unire per fronteggiare le miriadi di orchi che sono giunte lì. C'è da dire che, se non fossero arrivati gli orchi, ci sarebbe stato uno sterminio vergognoso tra elfi, nani e uomini. Tutto per un "piccolo" tesoro...
Infine inutile dire che questo romanzo, pur pieno di avventure, serve più che altro a dare una motivazione al ritrovamento di quell'anello che causerà ancora più morti del tesoro dei nani.
Ultima riflessione personale: spesso ci si lamenta delle differenze tra libro e film, con i produttori di quest'ultimo che non rispettano fedelmente la trama originale. Ma bisogna ammettere che tirare fuori una trilogia da questo libro è senza dubbio un grande lavoro. Poi può piacere o meno, a seconda dei gusti, però tanto di cappello a tutti coloro che ci hanno lavorato.
Inoltre nei film, ho apprezzato di più i ruoli di Azog e Bolg, i due "generali" orchi, che nel libro vengono solo accennati. Poi, nei film, c'è una motivazione più logica che giustifica il grande viaggio dei tredici: l'Arkengemma. Sì nel libro se ne parla, ma solo dopo che sono arrivati al tesoro. Mentre nei film è proprio la causa della loro partenza.Anche la morte di Smaug è giustificata sicuramente meglio con la freccia nera, al posto di una qualunque freccia da arco (nel film Bard usa una balestra).
Comunque un'opera piacevole e scorrevole, l'introduzione di una storia che troverà l'apice nel Signore degli Anelli.