Dettagli Recensione
Eragon, il Cavaliere dei Draghi..
Era impossibile che Eragon, quindicenne abitante di Carvahall, si rendesse conto del valore della sua scoperta. Per lui l'oggetto ritrovato non rappresentava altro che una pietra dallo sconosciuto valore che si sarebbe potuta rivelare un ottimo mezzo di scambio per procurare cibo e carne a quella che, nonostante non fosse la sua vera famiglia, costituiva ciò che maggiormente ne aveva una parvenza.
Quando dunque questa si schiuse rivelando la sua vera natura e mostrando al giovane il suo contenuto, era inevitabile che il suo futuro non cambiasse. Saphira, la draghetta che ne uscì, avrebbe da quel momento mutato il corso del suo destino e dato il via ad una serie di avventure che avrebbero portato il nostro adolescente protagonista a scoprire non solo i valori della vita ma anche sé stesso.
Questo primo capitolo del Ciclo dell'Eredità si apre con la venuta di un nuovo Cavaliere, passando tra un addestramento e l'altro, il padroneggiare l'uso delle armi in battaglia nonché della magia, pericoli, scoperte e ristori per poi concludersi con la battaglia di Farthen Dùr dove il giovane ha modo di testare le abilità apprese così come di cimentarsi nel suo primo e vero scontro bellico contro lo spettro Durza.
Interessante risulta essere l'intreccio narrativo ed in particolare la caratterizzazione di alcuni personaggi quali Brom, Murtagh, Arya, il gatto mannaro Solembum e la stessa Saphira mentre altri, seppur piacevoli, sono percepiti dal lettore come "acerbi".
Stilisticamente il testo scorre anche se la traduzione non mi ha particolarmente convinto. Può dirsi che pur linguisticamente parlando lo scritto debba ancora maturare. Altro dettaglio che mi ha lasciato perplessa è la somiglianza sotto molteplici aspetti (l'importanza del vero nome, il controllo della mente che questo determina, il mito di resuscitare i morti, gli spettri etc) con la saga di "Terramare" di Ursula K. Le Guin nettamente antecedente rispetto all'opera di Paolini e da me letta – manco a farlo di proposito – esattamente un anno fa (basta considerare che “il mago di Earthsea”, primo capitolo della saga di questa, risale al 1968 mentre quello dello scrittore al 2005).
Ultimo cavillo che mi sembra opportuno sottolineare risiede nella eccessiva sinteticità (appena 20 pagine) della contesa finale rispetto all'antefatto mediante il quale l'autore giunge a quest'ultimo evento. Avrei bilanciato un pochino di più, ma questo è proprio il “pelo nell'uovo” se così si vuol dire..
Per concludere, la lettura è piacevole, non manca di colpi di scena ed invita il lettore a proseguire con i successivi capitoli del ciclo.
Francamente era da molto tempo che ero curiosa di leggere questo romanzo ma devo ammettere di esserne rimasta convinta soltanto in parte e forse proprio a causa della sua intrinseca immaturità. Per chiarirmi le “idee” - e giungere ad una conclusione definitiva in merito – ritengo opportuno leggere almeno il secondo capitolo della saga. Ma questa è soltanto una mia personale valutazione.
Vi lascio con un breve incipit:
“Il valore consiste nell'atto. Il tuo valore ha fine quando ti arrendi e non provi più il desiderio di cambiare, di vivere la vita. Ma hai parecchie strade davanti a te: scegline una e dedicati a essa anima e corpo. Saranno le azioni a darti nuova speranza e un nuovo scopo. […] L'unica vera guida è il tuo cuore. Nulla può aiutarti, se non il suo desiderio supremo”.
“[..] Il vero coraggio consiste nel vivere e soffrire per ciò in cui credi”.
Indicazioni utili
- sì
- no
no = a chi cerca romanzi forbiti, concreti, e non ama le tri/quadrilogie