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Un romanzo originale dal fondo pirandelliano
Recensione
Un libro che sembra un nuovo caso originale letterario, ma che secondo me ritrova le sue radici in una parte di letteratura dell’Ottocento.
Due autori che nel periodo scolastico mi avevano colpito e affascinato molto, due emisferi altrettanto diversi, quanto uniti da fattori comuni: Svevo e Pirandello. Ci rivedo traccia di questi autori, proprio perché il primo metteva nelle sue opere sempre personaggi pregni di un’intensa crisi esistenziale, mentre l’altro nel suo romanzo ‘Uno, nessuno e centomila’ esplica questo pensiero:
Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari;
Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano;
Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha 100.000 personalità invero non ne possiede nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo vero "io".
E questa storia sembra avere al suo interno simili problematiche esistenziali ed interiori.
Eva crede e vuole essere una persona unica, ma non ci riesce, dentro di lei esiste da sempre Addie e non può far finta che non esista, anche perché spesso agisce per lei e pensa al posto suo, rubandole prezioso ossigeno per vivere con la sua mente.
Poi il pensiero che avvolge Eva di essere come la gente vuole e soprattutto avverando quel forte desiderio che i genitori conservano, cioè quello che entrambe stabilizzino un’unica identità.
Alla fine Eva non potrà mai essere solo Eva e Addie mai potrà essere soltanto Addie, quindi entrambe non potranno stabilizzare mai fino in fondo la propria posizione, diventando ‘nessuno’ per se stesse e per gli altri.
Una trama che si interseca nelle vene del lettore con una primordiale traccia di crisi d’identità, un universo che sembra apparirci alquanto distante, ma che arrivando alla trama conclusiva del romanzo ci accomuna.
Una società come la nostra che appare sempre più ibrida e asessuata, come un impercettibile segno di voler riaffiorare a galla, invece di annegare completamente dentro noi stessi.
Cos’è che ci incute più paura al giorno d’oggi? Cos’é che ci fa apparire alquanto insicuri e inadatti agli occhi degli altri? E’ proprio questo, il cercare di essere completamente noi stessi.
Pochi umani riescono in questo intento, perché ognuno di noi cerca di plasmarsi attraverso la visione altrui del mondo. Tutti vogliamo compiacere prima chi ci guarda, invece che essere sereni ed equilibrati con il nostro ‘io’.
Ecco, che iniziano fin dalla nascita e fin dalla nostra infanzia a crearsi milioni di facce e sfaccettature, che mettono in crisi la nostra coscienza, mentre alla fine della nostra giornata ci guardiamo allo specchio e ci domandiamo veramente chi siamo.
L’autrice di questo romanzo con accurata sensibilità e con un’avvolgente trama ci reca piano piano dentro l’animo umano, facendoci capire quanto questo romanzo sia davvero nostro.
Mi piace molto l’inizio della storia,le frasi introspettive con cui descrive lo stato d’animo della protagonista, fino a raccontare infatti la storia di due sorelle: Addie e Eva.
Sembra che perfino Eva alla fine non sia sicura che una delle due, o lei o l’altra, abbia preso davvero il soppravvento dentro di lei. Sì, perché dalla lettura si evince e sono più che convinta, che proprio come due sorelle ‘gemelle’, l’una non possa vivere senza l’altra.
‘Le dita spettrali delle nostre anime erano strettamente intrecciate prima ancora che cominciassimo a respirare.’ Ecco, questa frase tratta dal libro dice tutto. Il tutto appare a prima vista come la vita che lega due sorelle ‘siamesi’ invisibilmente da una forza interiore più forte di loro. Piccoli e preziosi passi nel cuore di un romanzo che diventerà il diario di bordo per migliorare la nostra esistenza, facendoci capire quale sia davvero la verità sulla nostra vita.
Francesca Ghiribelli