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Sogno o son desto?
Questa lettura mi ha colpito (e molto).
Innanzitutto il protagonista di questa storia è particolare e mi ha incuriosito: un bambino perspicace, uno che sa cavarsela da solo e per il quale chiamare un adulto è l’ultima risorsa per risolvere i problemi. Un bambino solitario che ama leggere e non ama la compagnia perché ”i libri erano sempre meno pericolosi delle persone”.
Anche la storia mi ha affascinato. Per tutta la durata della lettura non mi è mai passata la sensazione che potesse essere tutto frutto dell’immaginazione troppo fervida di un bambino solitario..
Le atmosfere cupe che è riuscito a ricreare Neil Gaiman sono davvero impressionanti; la paura e il terrore che paralizzano il protagonista e tutti gli altri sentimenti sono così intensi da rapirmi e conquistarmi.
Molti definiscono questo un libro per ragazzi… io non credo. Le atmosfere sono molto cupe e questa mescolanza tra l’ordinario e lo straordinario non è così semplice da comprendere.
Inoltre tutte le vicende vengono narrate dal punto di vista di un adulto che, in qualche modo, eleva il range di età a cui si riferisce (il protagonista ha 7 anni al momento dello svolgimento delle vicende).
Infine ho amato come viene più volte sottolineata la convinzione del protagonista e, in fondo, di tutti i bambini, ovvero quella che gli adulti non hanno mai paura, sono forti e nulla li fa piangere.
Anch’io da piccola ci credevo, ma poi sono cresciuta e ho scoperto come stanno veramente le cose… in fondo è vero quello che dice Gaiman:
Nemmeno gli adulti, dentro, hanno l’aspetto da adulti. Fuori sono grandi e grossi, sventati e sicuri di se. Dentro, invece, hanno l’aspetto di sempre, quello che avevano alla tua età. La verità è che gli adulti non esistono. Non ce n’è nemmeno uno in tutto il mondo.”
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