Dettagli Recensione
L’anello dei Faitoren - Emily Croy Barker
La sensazione che ho avuto finendo questo libro è che la scrittrice o ha in mente un seguito, o si è lasciata molte (ma molte!) strade aperte per un seguito nel caso le vendite di questo primo libro fossero andato bene, oppure non aveva la ben che minima idea di come concluderlo. C’è tanta carne al fuoco, tanti personaggi di cui molti inutili (Perin e le vicende che girano intorno alla sua famiglia) e tante vicende che vengono lasciate senza una conclusione. L’idea di partenza era davvero carina e anche lo sviluppo, ma dal capito 40 c’è un picco verso il basso! La trama comincia ad essere molto più veloce e insensata.
Ma andiamo con ordine.
Il romanzo tratta di una ragazza, Nora, che viene inconsapevolmente rapita da delle fate, chiamate Faitoren. Lo scopo della sovrana di queste fate, la bellissima Ilissa, è di farla sposare col figlio Raclin per avere un erede. Ma col tempo, Nora capisce che è tutto un inganno, compreso il reale aspetto di queste fate: suo marito è una specie di pterodattilo! Viene perciò salvata da un potentissimo e scorbutico mago, Aruendiel, che la cura, la ospita sotto il suo tetto e le insegna la magia.
E fin qui tutto bene: si susseguono vicende nel castello, incantesimi, viaggi nel regno, conoscenze con altre persone come la maga Hirizjahkinis (un nome quasi impronunciabile), la governante Toristel, il bel cavaliere Perin.
Poi però c’è una svolta: un’accelerazione di narrazione che porta non solo a eventi poco credibili (come Nora la novellina in fatto di magia che riesce a tenere a bada un demone del ghiaccio perché gli recita poesie … o sempre Nora la novellina in fatto di magia che riesce a spezzare uno degli incantesimi più potenti che si conosca …) ma anche a una mancata conclusione della trama stessa (Hirizjahkinis, Ilissa e Raclin, il padre di Perin e la sua vendetta sono tutti personaggi la cui storia è lasciata in sospeso). Per non parlare del fatto che l’anello, protagonista del titolo del romanzo, non serve a un bel niente e ho avuto l’impressione che l’autrice a tratti si fosse dimenticata della sua esistenza.
Davvero un peccato, perché per molto più di metà libro (le prime 500 pag su 600 circa) la storia è davvero avvincente. Quindi, a meno che non sia in progetto un secondo libro (e a questo punto, spero proprio di sì!), non lo consiglio … più per il fatto che leggere un romanzo che non ha una conclusione degna lascia davvero l’amaro in bocca.
Per quanto riguarda lo stile, è piacevole e scorrevole.
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