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Pulvis et Umbra
Dopo aver dedicato buona parte delle mie vacanze di Natale alla lettura dei primi tre libri della saga The Mortal Instruments ed in definitiva esserne rimasta più che soddisfatta ho deciso di seguire il consiglio della scrittrice, cioè di fermarmi con quelli e di leggere la serie prequel: The Infernal Devices. Ho subito acquistato il primo libro della serie: L’ANGELO e con un’aspettativa altissima mi sono “buttata” nella lettura.
Ambientato in epoca Vittoriana, la protagonista, Tessa Gray si trasferisce da New York a Londra, dopo l’improvvisa morte della zia Herriet che l’ha amorevolmente cresciuta dopo la morte dei suoi genitori.
Nella capitale inglese dovrebbe esserci, ad aspettarla Nate (suo fratello), ma scesa dal transatlantico verrà presa in custodia da altri, e presto capirà che in quella città perennemente uggiosa e troppo industriale niente è come lei si aspettava.
Per alcune settimane, verrà istruita contro la sua volontà al mondo delle ombre e così scoprirà di essere dotata di poteri demoniaci (che non sapeva di possedere); incontrerà i cacciatori, che la libereranno dalla”prigione” dove era rinchiusa, portandola con loro all’istituto di Londra, e tutti insieme cercheranno di smascherare il Magister, di scoprire la verità sull’identità di Tessa e sulla misteriosa scomparsa del fratello.
Tra i personaggi principali troviamo per lo più cacciatori: il più importante è Will, giovane e promettente cacciatore, tenebroso e decisamente villano. Per lui tutto è un gioco, non prendere mai troppo sul serio la realtà ed i suoi presunti sentimenti per Tessa. Infatti, non perde mai occasione di insultare la ragazza e farla sentire “un peso” per tutto il gruppo.
Charlotte e Henry, sono i cacciatori adulti e responsabili, che dopo il loro matrimonio e la morte del padre di lei, hanno preso in gestione l’istituto di Londra; su Jessamine, c’è poco da dire, a parte che non mi piace e che è la brutta copia della nostra Isabel; Magnius Bane, (MITICO!) lo conosciamo già come il sommo stregone di Brooklin, ma purtroppo in questo libro avrà un ruolo piuttosto marginale.
Ed in ultimo, ma non ultimo il dolcissimo Jem, che mi ha colpita da subito, nonostante sia il migliore amico dell’antipatico Will. Jem è un cacciatore, ma è anche sensibile, intelligente e con una pazienza smisurata.
Inizialmente il libro è lento e noioso. Non l’ho abbandonato solo perché è contro la mia etica farlo, ma vi giuro che non ha niente a che vedere con i precedenti. Vero che anche Città di ossa si era reso abbastanza noioso, ma in questo libro vengono raccontate per l’ennesima volta tutte caratteristiche dei cacciatori, quelle dei nascosti e del Conclave. Odio Tessa, perché è una stupida ragazzina e anche Will perché non lascia trapelare niente della sua vera personalità. Per non parlare del finale, insomma Will non ha MAI detto niente su se stesso e adesso, sul finale, nell’ultimissima pagina, addirittura nell’ultima riga, ci lascia con una battuta interrotta..??.. no, no, no, non va bene! :-(
Sono certa che la battuta interrotta sul più bello serva ad invogliare il lettore all’acquisto del secondo libro ma io non ci penso proprio. Abbandonerò la lettura di questa trilogia per riprendere quella di Jace e Clary.
L’unica cosa che mi poteva interessare di sapere era l’evoluzione del rapporto tra Tessa, Will e Jem. Immagino che si andrà a creare un interessante triangolo amoroso ma qualcosa mi dice che il finale sarebbe comunque abbastanza scontato.