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ELOGIO A J.R.R. TOLKIEN
Ho aspettato tanto prima di pubblicare questa recensione, come sempre dopotutto quando si tratta di uno scrittore o di un'opera che mi sta particolarmente a cuore. Questa volta, il libro in questione di cui ho scelto di parlarvi è il primo capitolo della trilogia de "Il signore degli anelli", "La compagnia dell'anello". Nome ben noto all'interno delle cerchie letterarie: si tratta di un colosso della letteratura fantasy, non di un novellino. E' vergognoso che alla veneranda età di 19 anni non si sia ancora letta l'intera saga, ne sono consapevole e ho promesso a me stessa di rimediare al più presto. Quella di Tolkien è una serie infarcita di archetipi che sono stati ripresi innumerevoli volte da scrittori moderni che osano definirsi "distopici": elfi, nani, hobbit, creature magiche e stregoni. Ma diciamocelo: un po' come tutti i primi arrivati, anche "Il signore degli anelli" fa da padrone alla propria categoria. La maestria e la precisione con le quali ogni personaggio è descritto rende il tutto più reale: potremmo cominciare a parlare di un'irrealtà reale ma allo stesso tempo surreale. Tranquilli, non ho perso il capo. Mi spiego meglio. Nella meticolosità con la quale lo scrittore si impegna a trattare ogni singolo dettaglio, si percepisce una fantasia, un mistero inequivocabile che per la sua minuziosità ci appare più prossimo di quanto ciascuno di noi possa pensare. Arriviamo alla fine del libro e ci domandiamo: ma chi è il vero protagonista della vicenda? Bilbo Baggins, il vecchio hobbit che sceglie di prendersi cura di Frodo nel periodo della giovinezza? O forse lo stesso Frodo, che si prende la briga di portarsi appresso un pesante fardello quale l'Anello del potere? No, il vero protagonista della storia e del mondo fantastico di Tolkien è proprio la fantasia. Nei racconti e nelle leggende di Gandalf, nei suoi fuochi d'artificio per divertire i bambini della Contea, nei pensieri costanti e provocatori di Merry e Pipino, nell'audacia e nel coraggio di Sam. Ciascun personaggio è dettagliatamente caratterizzato: quello che è un amico per Frodo diviene un amico anche per noi, le loro imprese e i loro timori ci annientano come se ci riguardassero in prima persona. Tolkien sembra suddividere la sua opera in coraggiosi e meno coraggiosi, in generosi e meno generosi, rendendo il tutto paragonabile ad una società come la nostra. Nel momento in cui Bilbo manifesta la volontà di partire, organizza un grande evento al quale partecipano tutti gli abitanti e le varie famiglie della Contea: nessuno, incluso il tanto amato nipote Frodo, è a conoscenza però delle vere intenzioni del vecchio Hobbit. Questi sembra non voler abbandonare quell'Anello a lui così caro, ma in seguito alla sua partenza e alla scoperta del giovane Frodo dell'esistenza dell'oggetto, cominciano i veri guai.
Tolkien sembra parlare di ogni luogo come del giardino di casa sua: i monti, le vallate, i prati maestosi: tutto assume una valenza reale. Se dovessi decidere i miei personaggi preferiti, farò per una volta la persona banale e vi dirò che sono Aragorn (ovviamente) e l'inaspettato Sam Gamgee, per la sua forza d'animo e la sua benevolenza nei confronti di Padron Frodo.
In conclusione, per chi non lo avesse letto, inizi a leggerlo. Per chi invece lo ha già fatto, sarei curiosa di sapere quali sono i vostri personaggi preferiti che vi sono rimasti nel cuore.
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