Dettagli Recensione
La vendetta della Serpe
Questo quarto libro di Abercrombie si colloca temporalmente (e logicamente) dopo la sua celebrata e stupefacente trilogia. Pertanto, anche se i personaggi principali sono diversi e anche se la storia si colloca in Styria, una provincia marginale rispetto ai territori conosciuti in precedenza, il mio consiglio è quello di affrontarne la lettura solo dopo essersi immersi nel mondo degli Uomini del Nord, del vecchio Impero, della minaccia e della stregoneria dei Mangiatori e del fragile equilibrio tenuto in piedi dallo zoppo (assente in questo libro, ma sempre nominato e temuto qua e là).
La vendetta è un piatto che va servito freddo, molto freddo e, possibilmente, nel modo più doloroso. Questo è Best served cold.
I fratelli Murcatto sono all’apice della loro carriera di mercenari, quando il loro principale cliente comincia a temere che la loro ombra possa allungarsi troppo sul suo nome e sul suo potere. Ecco perché i due vanno eliminati. Muore il fratello (bellissimo, enigmatico), a stento si salva la sorella (altrettanto bellissima, la vera guerriera della coppia) e inizia il conto alla rovescia per l’esistenza dei sette sciagurati che hanno aderito alla cospirazione.
Mentre Monza, con il suo corpo ricucito, attraversa la Styria aggiustando tassello dopo tassello il suo progetto di sangue, imperi sorgono, città cadono, soldati di ventura cambiano continuamente bandiera e il suo destino s’incrocia con i memorabili personaggi della trilogia, a partire da quel Brivido che è una sorta di versione più giovane di Logen Novedita, un guerriero disilluso che si sforza di fare il buono e non ha successo.
Ritorna il solito (grande) Abercrombie: albe che hanno il colore del sangue marcio, vestiti appiccicosi per il sangue versato, oscurità e tradimenti.
Rispetto alla trilogia, io ho trovato troppo sangue nell’ultima parte. Non perché le scene fossero eccessivamente violente o il mio stomaco fosse debole, ma perché credo che un eccesso (compiaciuto) di morte ad un certo punto possa causare assuefazione. E qui, alla fine, ci sono troppi morti, tanto che quasi non fanno rumore e divengono inutili alla bellezza della trama.
In ogni caso, un grande fantasy che oscura tanta paccottiglia in circolazione e che merita di essere letto.