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All'inferno!
Madison ha tredici anni e un grosso problema. E' deceduta per overdose di marijuana (!) e ora si ritrova dannata all'inferno.
Ovviamente gli inferi concepiti da Palahniuk, pur essendo tutt'altro che confortevoli, si differenziano di molto dall'immaginario comune in cui si viene sottoposti per l' eternità a torture indicibili.
Siamo in zona più fantasy che horror, ed il luogo in questione appare più come un campionario di variegate assurdità. Celle di prigionia, demoni più buffi che terrorizzanti, call center e uffici dagli insormontabili ostacoli burocratici (cosa che mi ha ricordato alcuni vecchi Dylan Dog) costituiscono la torrida oltretomba della giovane protagonista. Fuoco e supplizi non mancano, ma a catturare l'attenzione sono i posti attraverso i quali la prematuramente trapassata peregrinerà per raggiungere niente meno che Satana.
Ci imbattiamo in panorami buoni per la fiera del disgusto: abbiamo l'oceano di sperma sprecato, la palude dei feti abortiti, il deserto di forfora, ecc...un susseguirsi di livelli in stile videogame che Madison cercherà di superare in compagnia di un poco funzionale gruppo di adolescenti volutamente stereotipati.
Più leggero, appena ammantato di quella denuncia sociale di cui l'autore solitamente si fa carico, "Dannazione" appare come l'ennesima sperimentazione di un autore non più brillante come ad inizio carriera.
La fantasia è applicata al meglio solo a sprazzi, ci sono pene del contrappasso modellate sui tempi odierni e infinite liste -tipiche di Palahniuk, quanto la fissa per il cinema- di personaggi famosi a cui lo scrittore affida ruoli più o meno intriganti. Altro punto di rottura è la definizione della nostra eroina, tutt'altro che una perdente contravvenendo la regola del suo creatore da sempre alleato di alienati, paranoici e disillusi. Madison è una leader, durante l'ascesa nella scala gerarchica degli inferi rammenta la sua vita terrena tenendo in piedi una trama sicuramente dalla buona vis comica, anche se intrisa di una certa drammaturgia con in evidenza il menefreghismo e l'ipocrisia dei genitori.
Appena velate troviamo sfumature thriller inerenti la dipartita della nostra, sino ad un finale in cui prenderanno maggior consistenza rivelando le vere cause della morte.
Non un gran Palahniuk, in principio ci si diverte e le prime pagine scorrono bene, a lungo andare però si raggiunge un livello di saturazione e la noia inizia a far capolino, anche perché il meccanismo sembra incepparsi divenendo schiavo di trovate bizzarre abbastanza gratuite.
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Commenti
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Ciao!
A me Palahniuk proprio non attira.
Penso che le trovate, in letteratura, cerchino di coprire maldestramente la mancanza di idee.
Ciao Bruno!
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Lo metto tra le future letture ;) ciao