Dettagli Recensione
Ricami e noia
Tre cose mi hanno colpito di questo libro che ho trovato settimana scorsa al mercatino dell'usato.
La prima: la copertina, molto carina, con i fiori e quel delicato colore, e successivamente le illustrazioni delle storie, davvero molto belle e suggestive.
La seconda: l'autrice, famosa per aver scritto "Jonathan Strange e il Sig. Norrell", che non ho ancora avuto il piacere di leggere, ma mi incuriosiva molto. Inutile dire che dopo questo libro, la curiosità è pressochè svanita.
La terza: aprendo a caso le pagine, sono finita sui ringraziamenti dell'autrice, in cui ringrazia Neil Gaiman.
E io adoro Neil Gaiman. Quindi ho comprato subito il libro.
Viene descritto come una serie di racconti sul popolo fatato in stile Jane Austen. Ni, dico io.
Ci sono le fate e c'è un leggero stile alla Jane Austen, ma nulla di più.
Una delusione totale, specie dopo aver scoperto e letto il racconto ambientato a Wall, paese che compare anche in "Stardust" libro decisamente più accattivante, scritto da Neil Gaiman.
Qui abbiamo una serie di racconti noiosi, molto simili tra loro, che avanzano all'inizio piano, con descrizioni molto accurate dei personaggi, dell'ambiente (quasi sempre il Derbyshire... ogni tanto si può anche cambiare!), per poi finire in un nulla di fatto.
In un paio di racconti addirittura non avevo neanche capito che erano finiti, ho girato la pagina convinta che ci fossero almeno altri due capitoli, invece niente.
Troncati di netto.
E sono più che sicura che il secondo racconto, "la collina di Lickerish", sia una leggenda irlandese in cui l'autrice ha solamente cambiato i nomi dei protagonisti, perchè mi ricordo di averla letta anni fa in una raccolta di racconti e leggende irlandesi.
Poi, è vero che c'è l'elemento fantastico rappresentato dalle fate, folletti e spiritelli vari, ma a volte è scaduta nel ridicolo e nell'assurdo, come il duca di Wellington che, in 5 minuti, si mette a ricamare ben tre scene di lui e del suo cavallo su una coperta. O anche il tizio che riesce a leggere un libro mentre viaggia su un cavallo lanciato al galoppo.
Un po' assurdo.
Lo stile non è male, non ci sono errori di nessun tipo, ma davvero, è troppo noioso.
Inizi a leggere un racconto in modo scorrevole, sperando che sia meglio del precedente, ma la storia gira quasi su stessa, senza procedere in linea retta, e poi improvvisamente, quando la palpebra sta calando, finisce. E ti viene da pensare: ma ho perso davvero tempo a leggere queste storie che non lasciano nulla?
Forse a chi ama alla follia il popolo fatato questo libro potrà anche piacere, ma io le fate proprio non le reggo.
A malapena sopporto Trilly o le Winx.
Peccato, perchè poteva sicuramente essere concepito meglio, e magari essere adatto ad un pubblico più giovane, ma qui il popolo fatato è troppo cattivo per poter essere mostrato a dei bambini.
E peccato perchè viene trascinato in questo universo di noia anche Gaiman, che sicuramente noioso non è.
Lo sconsiglio, c'è sicuramente di meglio in giro.