Dettagli Recensione
La leggenda di Alantide
Il primo libro di una serie è sempre difficile da giudicare, secondo me, a meno che non si legga immediatamente il seguito. Soltanto in questo caso, infatti, il senso di insoddisfazione e incompletezza che ti lascia il primo volume viene in parte mitigato.
Ma questo non è il caso, pertanto cercherò di tralasciare l’insoddisfazione provata per concentrarmi su altri aspetti.
Come in Fallen, anche in Teardrop regna un’atmosfera un po’ cupa. Eureka è una ragazza infelice. Non c’è altro modo per dirlo. La morte della madre causata da un “onda anomala” le ha lasciato un vuoto incolmabile e insopportabile al punto tale da tentare il suicidio. Il padre si è risposato e la matrigna non è minimamente paragonabile al genitore che ha perso. L’unica cosa bella nata da questa unione è stata, appunto, la nascita di due gemellini vivaci che le fanno sciogliere il cuore.
Eureka non è però completamente sola, ha i suoi due migliori amici Brook e Cat che l’assisono e la consolano.
Lo strano lascito della madre l’attirerà verso una nuova fase della sua vita sottolineata anche dalla comparsa di un misterioso ragazzo di nome Ander e dell’improvviso cambiamento di carattere del suo migliore amico.
“La donna annuì in direzione degli inseparabili. “Mi dicono che ti sta osservando da lungo tempo”
“Chi?” Cat si guardò intorno nella stanza.
“Lei lo sa.” Madame Blovatsky sorrise a Eureka.
“Ander?” Sussurrò Eureka.
“Ssh” fece la sensitiva. “Il canto dei miei inseparabili è splendido e fausto, Eureka. Non lasciati condizionare da cose che non puoi ancora capire.””
Mi è piaciuta molto la leggenda di Atlantide inserita nel romanzo, ma avrei preferito che fosse maggiormente approfondita…
… ora che ci penso, questo aspetto mi ha un po’ ricordato la trilogia Awakening della Angelini basata sulla mitologia greca, ma forse è solo una coincidenza.
Uno stile semplice e scorrevole rendono la lettura molto piacevole e lineare.
Mi piace lo stile della scrittrice e l’atmosfera che crea intorno ai suoi personaggi, dove non tutto è perfetto, e i pericoli sono evidenti e percepiti come tali pertanto da non sottovalutare. Insomma dove i cattivi sono veramente cattivi, anche se non si capisce chi siano i “cattivi” e chi i “buoni”.
Una conclusione un po’ criptica dettata dalle considerazioni sugli ultimi avvenimenti nel libro che per ovvie ragioni non posso svelare.
Non mi resta che aspettare il seguito.
”Devi sopravvivere perché non posso vivere in un mondo senza te”