Dettagli Recensione
Un fantasy sanguinario e potente
Decisamente questo secondo capitolo supera ogni mia più rosea aspettativa, dopo la già grande soddisfazione che mi aveva dato il primo, perché più che un libro è davvero un magnifico giocattolo pieno di sorprese, per tutte le sue quasi settecento pagine, uno di quei balocchi colorati e fracassoni che fa ritornare il lettore un bambino curioso e felice.
Certo, questo non è un fantasy per ragazzi, ma chi si è avvicinato ad Abercrombie sa già che il suo stile è immaginifico ma crudo, affabulatorio e appassionante ma spietato.
Se in precedenza avevamo conosciuto i protagonisti di queste avventure, tutti ben posizionati in differenti scenari e contesti, qui il gran burattinaio incomincia a muovere i fili, portandoci ad ogni capitolo su un fronte alternativo: l’inquisitore rovinato e sciancato Glokta a Dagoska, trasformato in stratega e uomo bersaglio al centro di complotti politici; i ragazzi del Nord insieme a un sorprendente West alla ricerca di vendetta contro Bethod e i suoi nuovi alleati oscuri; e infine la strana compagnia guidata dal mago Bayaz, con il bello (Jezal), il brutto (Logen Novedita) e la cattiva (la fiera e splendida Ferro che non ha tempo da perdere in mollezze femminili).
Su questa compagnia eterogenea si concentra maggiormente l’attenzione, perché Bayaz si è messo in testa di viaggiare sino ai confini del Mondo conosciuto per trovare un’arma dimenticata e potentissima, anche se neppure lui ha le idee ben chiare.
Come ho già avuto modo di notare, un elemento continua ad essere ricorrente in Abercrombie: l’imperfezione e l’evidente ambiguità dei suoi eroi. Quindi neanche qui maghi onniscienti e protettivi, ma piuttosto incerti, misteriosi e pasticcioni, e niente guerrieri dallo scudo risplendente, ma combattenti sanguinari e impietosi, che molto spesso si sono messi e si mettono l’onore sotto gli stivali. E governanti che marciano allegramente sui cadaveri pur di portare a casa il risultato più vantaggioso.
Intorno a loro un’umanità immaginata, fantasiosa ma molto concreta, nelle sue bassezze, nei suoi desideri inconfessati, nelle sue gelosie e nelle sue meschinità, costanti e identiche a quella che è tuttora nostra contemporanea.
Continuo a pensare che, per chi ama il fantasy, questa saga è uno spartiacque imprescindibile tra il classico e il nuovo stile che avanza.
Indicazioni utili
L'Uomo del Nord ridacchiò. "Chi si vanta di non avere paura è uno sciocco, secondo me, perché gli unici che non hanno paura sono i morti, o forse quelli che stanno per morire. La paura ti insegna ad essere cauto, a rispettare il tuo nemico e a evitare le lame affilate quando non servono."
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