Dettagli Recensione
Avalon
Devo ammettere che questo libro è stato su uno scaffale della mia libreria per un bel po’ dopo essere stato acquistato. Il motivo? Sinceramente non lo so, forse avevo già un vago presentimento di aver fatto un acquisto non proprio azzeccato…
Parto subito con la storia che è davvero carina. Mi è piaciuta l’idea di Avalon come punto d’incontro tra il mondo umano e quello incantato (con dogane, ecc..) e quindi intriso sì di magia, ma allo stesso tempo così terreno, con lotte per il potere, gelosie… Insomma un mondo più umano che fatato.
Sarà che le fate me le sono sempre immaginate neutre, un popolo con delle regole, sì, senza però essere dilaniato da lotte interne per il potere, ma questa Avalon mi è parsa da subito un po’ inquietante.
Ho apprezzato anche il tentativo della scrittrice di introdurre un argomento serio, ovvero quello dell’alcolismo, con anche descrizioni di momenti di disagio vissuti dalla protagonista, Dana (mezza umana e mezza fata) a causa della madre alcolizzata… Ho apprezzato il tentativo, ma è stato solo questo, un tentativo. Manca di un reale approfondimento e capisco che, dato il genere, parlare di argomenti importanti (che andrebbero sicuramente approfonditi e analizzati) non era uno degli scopi della scrittrice, ma allora perché parlarne? Non credo che venga capita la reale importanza del problema della madre di Dana…
Non voglio neppure tentare di delineare a grandi linee la trama perché questa e l’unica grande pecca del romanzo: non succede sostanzialmente nulla.
Sì, ci sono momenti di trepidazione e di suspense dove temiamo per le sorti dei personaggi, ma nulla di più.
Inoltre non si capisce, neanche arrivati alla fine del romanzo, di chi ci si può fidare e di chi no… sarà perché è il primo romanzo di una serie? Forse, ma ciò non toglie che questo primo libro sia molto carente di avvenimenti e sembra perciò una grande introduzione per il successivo.
Per quanto riguarda i personaggi avrei sicuramente preferito un’analisi più approfondita di alcuni personaggi che sono tutt’altro che secondari, come ad esempio della madre di cui conosciamo solamente che è alcolizzata e ben poco altro o del padre di Dana di cui non sono riuscita ancora ad afferrare bene il carattere (e penso neanche la protagonista…)
Sullo stile non ho particolarità da riferire. Sicuramente è molto scorrevole e questo mi ha garantito una lettura fluida e piacevole. L’utilizzo di termini particolari come “fariewalker” non disturbano perché li conosciamo man mano che anche Dana li scopre.
Anche se questo primo libro non mi ha entusiasmato, sono curiosa di leggere il seguito se non altro per scoprire se succede qualcosa in più. Dato però il mio giudizio tiepido non credo che il secondo libro della serie sarà una mia priorità.