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La paura del saggio
 
La paura del saggio 2014-02-05 11:53:25 Queen D
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Queen D Opinione inserita da Queen D    05 Febbraio, 2014
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Vorfelan Rhinata Morie

Conoscete quella sensazione esasperante di dover fare qualcosa di fondamentale ma di non ricordarsi cosa?Ecco come mi sento essendo giunta alla fine di questo meraviglioso libro: frustrata perché l'ho finito troppo in fretta, irritata perché non avrei voluto e inquieta per il paragone che mi troverò inevitabilmente a fare tra questo e i prossimi libri fantasy che leggerò. La sensazione è la stessa: so che dopo aver conosciuto Kvothe, il mio giudizio verso le prossime letture sarà più impietoso, come quando si promette a sé stessi di avere una migliore memoria in occasioni future: si è consapevoli di una mancanza e di cosa fare per rimediare.
Se il primo volume era un bracciale d’oro pieno di diamanti, questo secondo è più un’unica perla splendente che ci racconta una storia diversa ad ogni sua cangiante sfumatura. E proprio in onore di questa eccezionalità dovete perdonare la mia recensione un po’ prolissa, perché non si può descrivere una perla dicendo semplicemente che è bianca e che viene dal mare.
La narrazione si divide in quattro momenti ben definiti, che corrispondono a quattro esperienze avventurose vissute da Kvothe: all’Accademia, a Vintas, nell’Eld e in Ademre.
Per iniziare ritroviamo Kvothe dove l’avevamo lasciato: la sua istruzione e la sua ricerca continuano, il suo successo all’Eolian è saldo come sempre, i suoi amici fedeli, i nemici sempre più insidiosi e Denna sempre più sfuggente; il candore fanciullesco di Auri lo conforta, la goffa e schietta simpatia di Sim lo fa gioire e Wil si conferma essere il suo grillo parlante; magister Elodin si rivela più pazzo di prima, Ambrose più audace nei suoi tentativi di nuocere e Devi più tremenda di quanto ci si aspettasse. Tutti i personaggi fanno brillare la storia in modo diverso ma è Kvothe che plasma il tutto tramite il suo modo di agire e di fronteggiare ciascun evento.
Questo filo conduttore ci porta alla seconda tappa del viaggio: Vintas, regno ricco e raffinato, in cui Kvothe sarà ospite del Maer, personaggio molto importante ai fini della trama: sotto il suo servizio Kvothe conoscerà per la prima volta il lusso e la ricchezza, ma insieme a loro, come sempre, verranno gli intrighi e gli enigmi; imparerà a destreggiarsi tra la rete dei pettegolezzi e a scegliere i suoi alleati, ma lo farà a modo suo: la sua musica e la sua arguzia saranno la maschera da indossare per sventare tentativi di omicidio ben celati, per conquistare cuori nobili e per sciogliere il groviglio dei misteri intorno a Denna, la sua musa.
Il successo in queste imprese lo condurrà alla terza tappa: l’Eld, luogo colmo di foreste e boschi, in cui si nasconde una grande minaccia, che Kvothe è chiamato a soffocare; ma non sarà da solo questa volta, perché gli saranno affiancati quattro personaggi, che insieme a lui formeranno un quintetto tanto improbabile quanto valido ed efficiente. Uno di loro, Tempi, varrà da solo tutte le fatiche, le ferite e le paure che lo aspettano. Tra lui e Kvothe si instaurerà un’amicizia all’inizio bizzarra e imbarazzante, ma che col passare del tempo diventerà salda come l’acciaio.
Per tutta la durata del primo libro e di parte del secondo, l’autore è stato abilissimo nel lasciarci tanti piccoli indizi e nomi buttati tra le righe in modo apparentemente casuale, proprio per stuzzicare la nostra curiosità: uno di questi è Ferulian. Ricordatelo perché la parte relativa a questo personaggio misterioso ed etereo sarà una delle più belle di tutto il racconto e contribuirà ad accrescere la fama della neonata leggenda di Kvothe.
Il suo legame con Tempi ci porta all’ultimo quadratino della scacchiera: Ademre, la patria dei mercenari di rosso vestiti. Imparerà a combattere, a riflettere, a superare le sue paure e a catturare il vento; il suo nome diventerà fiamma, tuono e albero spezzato; la sua leggenda prenderà forma.
Tornerà all’Accademia, alla fine del suo rocambolesco itinerario, temprato dall’esperienza: più forte, più sicuro, più consapevole del proprio valore e del proprio potenziale, con una vivida fiamma nell’anima che riverbera nei suoi occhi color delle foglie. I misteri non saranno svelati, le minacce non verranno stroncate, il finale butta sul cuore un’ombra che è difficile da dissipare, ma proprio per questo e ancor di più, Kvothe promette di lasciare un’impronta che chiederà di essere seguita molto a lungo, al fine di scoprire la risoluzione di tutti gli enigmi e di trattenere per sempre la sua storia come fosse un tesoro in un baule impenetrabile.
Il racconto è veloce, il ritmo incalzante, i personaggi strutturati magnificamente; pur avendo notato tratti somiglianti con Harry Potter (l'Accademia e Hogwarts), con Il Signore degli Anelli (il cammino itinerante e la parte relativa agli anelli) e La spada della verità (le mord-sith e i mercenari) il libro è originale, mai banale, mai scontato. Ci si ritrova a ridere, a piangere, a sperare, a maledire, a fare il tifo e a disperarsi.
Un racconto lungo, ma mai abbastanza; stupendo, ma mai stucchevole; divertente ma mai comico; un must per gli amanti del genere, ma soprattutto per chi non ne è un fan, perché sebbene la storia includa magie e creature fantastiche, è fondamentalmente la storia di un uomo e della sua sete di conoscenza, la storia della costruzione di un mito. Non fate l'errore di scartarlo "solo" perché compare sotto la voce "fantasy", perché perderete qualcosa di imperdibile.
E' entrato di diritto a far parte della mia top ten di sempre, una vera PIETRA MILIARE.

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Commenti

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fantastica recensione!e completamente d'accordo con quello che scrivi!!!:-)
In risposta ad un precedente commento
Queen D
05 Febbraio, 2014
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Hai adorato anche tu il mitico Kvothe? Io non posso farne più a meno! E chissà quanto ci toccherà aspettare per il terzo volume! :-s
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