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Shadowhunters. Le origini. La principessa
 
Shadowhunters. Le origini. La principessa 2014-01-23 15:32:19 Queen D
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Queen D Opinione inserita da Queen D    23 Gennaio, 2014
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Bella conclusione della serie su Tessa

Ed eccoci alla fine della trilogia "Shadowhunters.Le origini" che ci ha raccontato le vicende di Tessa Gray, speciale mutaforma dagli straordinari poteri e dei suoi amati nephilim. In quest'ultimo volume finalmente tutti i nodi verranno al pettine: le origini di Tessa, i piani di Mortmain, lo svelamento dei traditori, e, ultimo ma non ultimo, la chiusura del triangolo amoroso Will-Tessa-Jem. Direi che il modo in cui l'autrice ha trattato questo nodo centrale della storia mi è piaciuto molto: di certo non risulta granché originale contrapporre un personaggio femminile a due maschili, tra cui lei deve scegliere, e difatto non lo è neanche in questo libro, ma è come questo si risolve che è sicuramente non convenzionale. Se da una parte possiamo immaginare da che parte perderà l'ago della bilancia di Tessa, non date tutto per scontato, perché le ultimissime pagine del libro vi riserveranno una bella sorpresa.
La trama si arricchisce, non solo per merito della storia che va avanti, ma soprattutto per lo spessore che acquisiscono i personaggi: Gideon e Gabriel Lightwood ad esempio, che si riveleranno alleati inaspettati; Cecily, sorella di Will, forte e determinata a mostrare le sue capacità; Sophie, domestica dell'Istituto che emergerà dall'anonimato; nonché Charlotte ed Henry, protettori dei Cacciatori di Londra. Non aspettatevi niente di meno che un intreccio tra tutti loro, che potrà sembrare banale e forzato, ma se siete gli unici Cacciatori della città diventa quasi inevitabile ai fini dell'economia della trama.
Jem rimane il mio personaggio preferito, così come lo è stato nei libri precedenti, in questo più che negli altri, perché se ormai ho imparato ad amare la gentilezza e la tenacia di Tessa e il cupo fascino di Will, non mi stancherò mai della galanteria e dello spirito di sacrificio di Jem, disposto ad un atto estremo di cui non vi svelo nulla, che non solo dona una bella sferzata alla trama, ma la accende con un poco di originalità.
Belli anche i personaggi "malvagi" perché sono ben strutturati e credibili: Mortmain infatti risulta certamente odioso, ma dotato anche lui di un certo charme.
Lettura piacevole, scorrevole e molto tenera, specialmente nelle ultime pagine, che piacerà non solo agli amanti dell'hurban fantasy, ma anche ai nostalgici della Londra vittoriana, come me.

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"The mortal instruments" serie
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