Dettagli Recensione
Un'allegoria della condizione umana
Ho letto per la prima volta questo libro tanti anni fa e mi ricordo, come se fosse ieri, quello che ho provato quando l'ho finito: Ossessione. Con la “O” maiuscola. Ossessione per averlo terminato troppo presto, ossessione per non averlo scoperto prima, ossessione per non essere io Lyra; lo sognavo di notte,di giorno e anche quando mangiavo.
Di solito il metro di giudizio che uso quando valuto un libro è chiedermi se avrei voluto essere io l'autore del libro: con "La bussola d'oro" mi sono letteralmente dannata.
Perchè diavolo le idee geniali sembrano sempre così semplici? In questo sta la bravura di un autore: far apparire una montagna come una briciola. E questo libro (credo di sminuirlo definendolo così semplicemente) ne è l'esempio perfetto.
Prendete Lyra Belacqua, la nostra protagonista: bambina sveglia, coraggiosa e tenace, pur essendo orfana non potrà mai soffrire la solitudine, perché accanto a sé, da quando è nata fino alla fine della sua vita, avrà il suo daimon, ovvero la trasposizione fisica della sua anima, plasmata sotto forma di animale. Ora ditemi come questo possa non suonare geniale: un animale, che è la rappresentazione di quello che siete nel vostro profondo, che non vi abbandona mai, perché è una parte di voi stessi, del vostro io. Ebbene la prima cosa che mi sono chiesta io è stata: "chissà che animale rappresenterebbe il mio daimon, semmai ne avessi uno..una tigre? o magari un serpente? o peggio, una mosca?". Ecco cosa fa questo libro: scompone la mente in mille domande, costringendola a mettere in dubbio un sacco di certezze date per scontate.
Brevemente la trama: Lyra, 12 anni, vive in un college di Oxford (Pullman è lui stesso oxfordiano), ribelle ai suoi insegnanti e felice delle sue scarrozzate clandestine in giro con i suoi amici monelli, assolutamente ignara del mondo in cui vive, un mondo governato dal Magisterium, tirannica organizzazione religiosa mondiale, e delle avventure pericolose a cui è destinata. In seguito a diverse circostanze, Lyra diventerà custode di una bussola preziosa, chiamata nel libro aletiometro, che è capace, se interpellata, di mostrare la verità. Tale dono sarà solo l’inizio delle avventure di Lyra: filo conduttore di tutta la trama, la bussola la porterà prima sotto l’ala protettiva della misteriosa signora Coulter, poi sotto quella degli Gyziani e infine sotto la zampa possente dell’orso Iorek Byrnison. Il suo non sarà un viaggio di piacere, ma un viaggio per la speranza, la libertà e la conoscenza.
Riassunto così potrebbe sembrare un libro simpatico e piacevole per ragazzi, sollazzo da estate sotto l’ombrellone: niente di più sbagliato. A mio avviso non è un libro per ragazzi, anzi correggo il tiro: è sì un libro per ragazzi, ma letto, interpretato e spiegato per loro da un adulto. Mi spiego: se un ragazzo di 11-12 anni leggesse “La bussola d’oro” da solo ne dedurrebbe che è una bellissima storia d’amicizia e d’avventura. Ok. Va benissimo, niente di sbagliato. Ma se lo stesso ragazzo sentisse la storia di Lyra narrata da un adulto che ha capito i suoi rimandi letterari, le sue perle nascoste, i suoi insegnamenti morali? allora quella non sarebbe solo una storia da leggere e dimenticare subito dopo, ma diventerebbe una lezione più profonda, da ricordare molto più a lungo. Io stessa ho letto il libro da adolescente e poi l’ho ripreso poco tempo fa per rileggerlo con nuovi occhi e vi assicuro che mi sembrava di leggere un libro completamente diverso.
Pullman non è un autore facile: la sua penna rimanda al “Paradiso perduto” di Milton, ai filosofi del passato, a mio avviso anche a Shakespeare, spaziando da argomenti quali la religione, la filosofia, la politica a temi come la vita, la morte, il libero arbitrio.
Non per questo però la lettura è pesante, lenta, drammatica. E’ proprio questo quello di cui parlavo all’inizio: una montagna che scende giù con la facilità di una briciola.