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La maledizione della luna nera
 
La maledizione della luna nera 2014-01-13 17:21:16 Queen D
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Queen D Opinione inserita da Queen D    13 Gennaio, 2014
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Tra Barbie e Lara Croft c'è MacKayla

Rieccoci alle prese con la nostra Mac, che nel corso dei due libri precedenti ha scartato i panni della bionda svampita ( anche se nel profondo della sua anima continua ad amare il rosa e i gingilli frivoli) e ha indossato quelli di una combattente alla ricerca del Sinsar Dubh. Una combattente non alla Lara Croft, invincibile, senza macchia e senza paura, ma una guerriera più umana, che prende batoste a destra e sinistra, sia dai presunti amici che dai nemici, ma che riesce a conservare la sua natura solare. Maturazione accelerata non solo dal fatto che le ombre e i raccapriccianti Cacciatori la vogliono morta e sepolta, ma dalla scoperta di essere una veggente sidhe e una Null, ovvero una raro tipo di creatura che oltre ad essere capace di vedere gli essere fatati sia buoni che cattivi, riesce anche ad immobilizzarli col solo tocco delle mani. Inoltre scopre di non essere la sola veggente che esista al mondo: un'organizzazione sotto copertura comandata da Rowena, matura signora alquanto irritante (qualcuno potrebbe definirla con termini ben poco poetici, io per prima ho creato diversi appellativi per lei) svela centinaia di altre veggenti, che in teoria dovrebbero aiutarla ma in realtà non ispirano alcuna fiducia. E questo è il peggior dramma di Mac: non sa di chi fidarsi. I libidinosi tête-à-tête con V'lane più che entusiasmarla la irritano (non vedo dove sta il problema se un uomo ti soddisfa con un solo bacio) anche se sembra apprezzare i disclocamenti ai tropici (ebbene sì, il nostro principe può teletrasportarsi). Rowena non la sopporta ed è ampiamente ricambiata. E vogliamo parlare di Gerico Barrons? Io adoro questo uomo. E lo odio. Un poco.
Il rapporto tra lui e Mac si è evoluto: i litigi sono più adulti, i sentimenti più accesi e la fiamma erotica tra loro a volte pare lì lì per esplodere. Se nel primo volume ci si fermava a brevi occhiate lussuriose e battute dai doppi sensi poco velati e nel secondo i due si avvicinano in uno scontro a limite tra passione e dolore, in questo terzo libro i contatti si fanno più consapevoli, gli sguardi più famelici e fanno pregustare il giusto finale. Devo ammettere che l'attesa è molto gustosa: niente di irreale e pornografico, solamente il giusto evolversi dell'attrazione tra un uomo e una donna.
La ricerca del Sinsar Dubh comunque procede e Mac sembra farsi nuovi alleati: l'ispettore Jayne e un tale Christian Mac Keltar, di cui forse riesce a fidarsi. Forse.
La vera chicca per me è il finale: la domanda che viene da farsi è "Ma facciamo sul serio?"

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