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Praticamente vero
Capita a tutti quel periodo in cui bastano dieci pagine per ritenere spazzatura un libro. Sono felice di non averlo fatto con questo diario.
Ho apprezzato la lettura senza pregiudizi. Preciso da subito che la struttura a "diario" è allo stesso tempo affascinante e deleteria. Vi spiegherò il mio punto di vista: innanzitutto si può avere nota delle ore e dei giorni in cui il protagonista sceglie e compie certe azioni, e non dev'essere facile scrivere un'opera dovendo tenere traccia di tutto lo scorrere del tempo in maniera così precisa. Da questo punto di vista il libro mi ha ricordato molto "io sono leggenda", che può sembrare noioso nei racconti pedissequi della vita del protagonista, giorno per giorno, ma fa di questo il suo punto di forza. Inolte credo l'accoppiata diario-zombie-sopravvissuto sia quanto di più vincente si possa trovare in questo filone. Infine segnalo con piacere fotografie, scritte e note al margine che di tanto in tanto il protagonista ha deciso di apportare. Avrei preferito però che il diario fosse scritto con una calligrafia più o meno leggibile, ma reale, piuttosto che con le stampe da computer.
Dall'altro lato però, il diario è una forma che penalizza la scrittura e mi ha impedito di dare un voto massimo in termini di qualità: la suspance è assente in molti passaggi perchè è facile immaginare che, fin quando ci sarà da scrivere, il protagonista è vivo. Si mette così da parte quasi tutta la portara "horror" del romanzo, ampliata però dalle potenzialità di una catastrofe globale.
Dovendo invece giudicare l'opera nel suo complesso, essa è quanto di più realistico si possa riscontrare nella scena moderne delle guerre Z. La struttura è così semplice ed immediata che a volte sembra quasi di essere immersi nelle strade silenziose o nelle abitazioni dalle quali di osserva la rappresaglia. Il fascino dell'apocalisse zombie è ampliato dall'assenza di dialoghi che, per tenere fede alla forma del diario, vengono riassunti insieme a tutto il resto. Per fortuna poi, lo scrittore non ci ha tediato con infiniti pensieri che sono tanto belli quanto inutili per un libro del genere.
Aggiungo infine che sono felice di questa usanza moderna secondo cui i soldati scrivano libri di zombie: ogni volta che lo fanno è marcatissima la qualità della loro esperienza, con descrizioni precise di armamentari, traiettorie, distanze, equipaggiamenti e operazioni di vario genere. In quest'opera, ad esempio, la precisione descrittiva a tal riguardo risulta inizialmente noiosa, poi non se ne può fare a meno.
Piccola nota divertente: mi chiedo dove vendano un diario così lungo.