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Tuc Tuc! Chi è?
La mia premessa è volta a sottolineare quanto io abbia apprezzato questo volume più dei successivi e, di rimando, credo che la sua fama abbia risentito molto del fatto che non sia una trilogia. Mi chiedo soprattutto quanti di coloro che hanno dato il massimo delle stelline a qualsiasi cosa che rechi scritto sopra "Tolkien" abbiano letto questo prequel prima della saga canonica. Ma non voglio dilungarmi in critiche più o meno costruttive, quindi proseguirò subito con la mia recensione, specificando che "la compagnia dell'anello" l'ho trovato di una noia mortale.
Stilisticamente il romanzo di Tolkien è, come sempre, impeccabile. Le descrizioni non sono lunghe o particolarmente dettagliate, nè ci troviamo di fronte ad un'opera dai grandi contenuti etici (tuttavia il conflitto interiore che anima ora Bilbo, la sua famiglia dopo, è una delle tematiche che più ho apprezzato all'intero di tutta la saga), ma l'autore riesce perfettamente nell'intento di coinvolgerci ed immergerci in un graduale passaggio di visioni, dalla piccola contea al mondo di draghi ed elfi, con un'epifania di vicende e colori viste dietro il velo dell'inconsapevolezza. Quest'opera è, per quanto la trama non sia ricca di intrecci o tempestata da colpi di scena, come uno di quei videogiochi di vecchia data che non riesce ad elaborare tutti i pixel allo stesso momento e aspetta i movimenti del giocatore per trasformarsi piano piano da nero a montagne.
Nonostante gli elementi del romanzo di fondo siano pochi, vengono tutti sfruttati alla perfezione. La trama avrà risvolti interessanti nel susseguirsi delle vicende dei Baggins e, poiché non mi piace farlo in quanto ritengo che ognuno possa esprimere liberamente le sue opinioni, avrei voluto mettere tanti pollici all'ingiù alle persone che hanno scritto che il romanzo si perde a vuoto senza alcuna ripercussione sulle vicende future, domandandomi quanti lettori in realtà prendano in mano certi libri leggendoli senza attenzione così, giusto per dire di aver provato.
Le canzoncine che accompagnano le missioni fiabesche sono divertenti e ben congegnate e in quest'opera, più che nei tre volumi successivi, Tolkien si concentra a sottolineare quei particolari divertenti come un banchetto, una filastrocca o un paio di cappelli colorati rendendo vive le immagini e i riferimenti lungo il viaggio.
Molto interessante è anche l'interazione fra le varie razze e fra i personaggi e sarà impossibile non affezionarsi a ciascuno di essi, perfino al drago malvagio che fa da perno alla vicenda.
Intelligente è la conclusione, che svolge bene ogni conseguenza e non rende immortale i personaggi, evitando i preconcetti più scadenti tipici del fantasy, dove ogni cavaliere deve sopravvivere, nessuno invecchia e le creature vengono sterminate esattamente da chi viene scelto per farlo. Bilbo, invece, oltre a veder sparire molte delle cose che aveva dato per scontato, che si tratti di compagni o di nemici, dovrà combattere perfino con la sua lunga assenza e con quel che rimane dei suoi beni terrieri.
In definitiva consiglio questo romanzo a tutti perchè saprà stupirvi, farvi affezionare, coinvolgervi e spesso farvi storcere il naso, ma mai stancare della lettura, e sprizzerà la superiorità letteraria di cui vanta da tutti i pori.
Lo sconsiglio invece a chi cerca un romanzo che sia simile ai tre successivi. Questo può essere un bene per chi, come me, nè è rimasto un pò deluso, o un male per chi ha saputo amarli.