Dettagli Recensione
Speravo in qualcosina di più
Probabilmente sarò una delle pochissime lettrici a non aver amato particolarmente questo romanzo, nonostante l'abbia trovato gradevole nella lettura. Ok, vi lascio alla mia piccola analisi.
"Hybrid. Quel che resta di me" è il primo capitolo della trilogia, The Hybrid Chronicles, creata dall'esordiente Kat Zhang. Il racconto, appartenente al genere distopico ya, viene narrato in prima persona da Eva, l'anima "recessiva" di Addie. Sì, avete letto bene: anima recessiva. Ma andiamo con ordine.
In un futuro non così diverso dal nostro, i territori delle Americhe sono chiusi al resto del mondo. Perché, vi state chiedendo? Semplice, gli ibridi rappresentano una seria minaccia per la popolazione stabilizzata. A causa loro sono nati conflitti e si sono combattute guerre sanguinarie. La chiusura delle cosiddette "frontiere" è stata quasi una scelta obbligata. Giustamente vi starete chiedendo chi o cosa siano questi fantomatici ibridi. Dovete sapere che, in questa sorta di ventunesimo secolo alternativo, ogni persona nasce con due anime. Anime che coesistono nello stesso corpo finché, intorno ai 7-10 anni, quella dominante non ne prende pieno possesso provocando la conseguente soppressione della recessiva. Ovviamente ci sono persone che non riescono a stabilizzarsi e sono proprio queste ad essere definite, dal Governo, ibridi. Nessuno sa veramente cosa accade agli ibridi che vengono catturati, ma tutti sanno che li devono temere.
La protagonista di questa storia altri non è che un ibrido. Si chiama Eva ed è l'anima recessiva di Addie. Non vi svelerò i particolari della vicenda narrata, state tranquilli.
Le due ragazze, perché tutto sommato sono due personalità distinte e diverse tra loro, vivono una vita abbastanza normale e in continua allerta per non far cadere la loro maschera. Nessuno sembra accorgersi di nulla tranne Hally e suo fratello Devon, che aiuteranno entrambe a capire cosa vogliono veramente.
Allora, come vi accennavo, non mi ha emozionato particolarmente e i motivi sono molteplici. Probabilmente sono io ad essere diventata un po' troppo esigente nei confronti della narrativa young adult, ma non nascondo di aver avuto gradi aspettative per questo romanzo.
Partiamo dalla trama. L'idea di base non era malvagia, anzi era quasi originale. Sì, ho proprio scritto originale. Non so voi, ma ho riscontrato una sorprendente similitudine con il primo capitolo della trilogia His Dark Materials di Philip Pullman (ovvero, La bussola d'oro). Ok, nella saga abbiamo la presenza dei Daimon (la manifestazione fisica dell'anima di una persona) e non di due anime nello stesso corpo, ma dovete ammettere che c'è una "procedura governativa" che ricorda molto il lavoro degli Ingoiatori (chi l'ha letto sa a cosa mi riferisco).
Altro punto debole è la pseudo storia romantica, scontata fin dall'inizio peraltro, tra due personaggi. Nonostante le storie smielate e melense non siano esattamente il mio genere, avrei preferito qualcosina di più.
I personaggi non sono molto caratterizzati: tutto si riduce ad una semplice descrizione fisica. Si poteva battere un po' di più sulle differenze delle due anime, non solo della protagonista, ma anche di altri ibridi che troviamo lungo la storia. Insomma, l'anima X non muoverà il corpo allo stesso modo della Y (magari ha dei tic o altro).
Non ho nulla da dire sullo stile narrativo della giovane autrice: è semplice e scorrevole. Senza fronzoli o descrizioni troppo articolate. Il lettore potrebbe, in certi punti, confondersi con "quale anima dice/pensa cosa". Ad ogni modo, Hybrid è una lettura piacevole, nonostante mi sia parsa piuttosto lenta nel ritmo. Non ho dato un voto molto alto, ma aspetto di vedere il seguito.
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