Dettagli Recensione
La fine della saga
"Avevamo solo tredici anni. Eravamo scalzi, ricoperti di fiori e travolti dall'ebbrezza del primo amore"
Ho appena finito di leggere questo incantevole libro e posso ritenermi molto soddisfatta.
“Il figlio” chiude la storia in maniera veramente eccellente in quanto mi sono sempre chiesta che fine avessero fatto Gabriel, Jonas e Kira e qui li ritroviamo ragazzi, adulti e con le loro vite che finalmente si sono incrociate, ma vediamo anche la storia di Gabriel sotto un altro punto di vista quello che probabilmente con “The Giver – Il Donatore” non avremmo mai immaginato.
Abbiamo appreso che nella Comunità tutto è permesso ma al contempo bandito; è consentito ad ognuno avere una famiglia, con una madre ed un padre sani e che ogni coppia abbia un figlio maschio ed una figlia femmina sani, ciascuno ha diritto ad un lavoro, ogni giorno vengono garantiti pasti caldi razionati a seconda del proprio peso così da evitare sprechi (forse l’unica cosa positiva di questa dittatura) ed un tetto sotto cui vivere… Ma tutto ciò, a che prezzo? I sentimenti sono controllati con le pasticche che tutti devono assumere giornalmente, l’amore non è amore, forse col tempo ci si abitua alla sposa o allo sposo così come ai figli, anch’essi frutto di una “catena” che deve procedere in un mondo talmente “perfetto” dove anche i più anziani non hanno mai visto la pioggia cadere e nessuno sa cosa significhi avere un animale domestico, un mondo dove il bene non esiste ed è continuamente sopraffatto - attraverso luccichii e sfarzi - dal male psicologico (e in casi estremi anche fisico) e non è permesso neanche sognare; ed allora il pensiero mi sorge spontaneo: perché bramiamo sempre la perfezione quando in realtà essa si trova anche nelle più piccole imperfezioni? Non ci insegna forse questa saga che è nel difetto che si cela il grande coronamento di ciò che in realtà cerchiamo?
Ne “Il figlio” , la storia è divisa in tre parti. Inizialmente incontriamo - per la prima volta - Claire che alla cerimonia dei Dodici viene assegnato il ruolo di Anfora, di partoriente, solo che qualcosa durante il parto va storto e quindi decidono di revocarle l’incarico e darle un’altra incombenza, ella però non può dimenticare che ha dato alla luce un figlio (tolto alla nascita, perché alle partorienti non è dato vedere i “neobimbi” neanche durante il parto, difatti vengono bendate proprio per evitare ogni tipo di problema in quanto i bambini vengono poi affidati alle famiglie che ne hanno fatto richiesta) e per questo dopo alcuni mesi passati a rimuginare su cosa fare e cosa no, ce la ritroviamo nella seconda parte dove è quasi una donna e grazie ad Einar ed Alys, altri due nuovi personaggi, lavorerà su se stessa per cercare il figlio che le era stato tolto anni prima, e lo farà con tutte le sue forze finché, nella terza ed ultima parte, ella dovrà pagare il prezzo per poter finalmente rivedere quel bambino che oramai è diventato un ragazzo.
Non aggiungo altri dettagli perché altrimenti rischierei di fare spoiler al romanzo, quello che però mi sento di dirvi è: leggetelo! Ne vale veramente la pena, le ambientazioni, i personaggi, la scrittura, sono tutti elementi che fanno dimenticare la realtà ed inconsapevolmente riescono a fare immedesimare il lettore in tutte le vicende che andrà ad incontrare.
Un’ultima cosa: ho letto che molti consigliano di leggere la saga non per forza in ordine di uscita, io invece in parte mi dissocio da ciò in quanto penso che il primo “The Giver - Il Donatore” ed il secondo “Gathering Blue - La Rivicita” possono anche non essere letti in ordine di uscita, però è bene leggerli prima del terzo “Il messagero” e soprattutto del quarto “Il Figlio”, in quanto se non avete letto i primi due, non potete gustarvi le soprese che si presentano in quest’ultimo.
Mi rendo conto di essere stata un tantinello prolissa, però non avrei saputo trasmettere i miei sentimenti per questo tomo in maniera più sintetica.
Alla prossima
Q.