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Fate a New York
 
Fate a New York 2012-11-07 10:21:11 Elisabetta.N
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    07 Novembre, 2012
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Fate punk-rock celtiche

Se penso alle fate la prima immagine che mi viene in mente è Trilli, la fatina di Peter Pan, un po' dispettosa, sicuramente gelosa e invidiosa, ma soprattutto piccola piccola.
Ed è proprio così che Martin Millar descrive le fate Morag e Heather, cacciate dalla Scozia e finite, non si sa come, a New York dove "non si può neanche trovare un goccio di vero whisky al malto"!
Sì perché non solo le nostre fatine sono spesso ubriache, ma prediligono anche i funghetti magici!
Ah, dimenticavo, vogliono anche creare un gruppo punk-rock celtico!! Dei tipetti veramente particolari!

La storia è carina anche se un po' confusionaria.
I troppi punti di vista che si alternavano anche all'interno di un unico capitolo mi hanno fatto girare la testa!
Ovviamente c'è Heather e Morag, poi una barbona di nome Magenta che crede di essere Senofonte (e vi giuro che quando c'era il suo punto di vista ero realmente tentata a mettere giù il libro!!) e che beve un cocktail fatto con lucido da scarpe (!!!!), alcool denaturato e spezie varie, poi si passa in Cornovaglia alla corte del re Tala, ed ancora a Central Park, dove Petalo e Tulipano (i figli di re Tala, fratello e sorella) si sono rifugiati insieme ad alcuni amici, infine, verso gli ultimi capitoli, giacchè non c'erano abbastanza punti di vista, è stato introdotto anche quello del capo dei ribelli, innamorato perdutamente della figliastra del re Tala.
Non vi pare che già così ci sia un po' troppa confusione? e che ancora non ho scritto tutti i nomi delle fate e dei personaggi che compaiono in questa storia, troppi per essere riportati, ma anche solo per essere ricordati..

Insomma, in mezzo a tutta questa confusione, abbastanza tipica quando si ha a che fare con le fate, si delinea una storia piacevole, a tratti interessante.

In questo libro ho notato che spazio e tempo a volte si confondono, non viene usata una linearità nel racconto e spesso leggendo, credevo che fossero passate solo poche ore quando in realtà, dopo più pagine, mi rendevo conto (perché veniva specificato) che erano trascorse settimane.

Il continuo cambiamento di punti di vista, mi ha reso impossibile immedesimarmi in uno qualsiasi dei personaggi (a mio parere decisamente troppi) e devo anche aggiungere che non ho provato alcuna emozione leggendo questo libro, una storia carina, ma nulla più.
Il titolo, la copertina, tutto mi ispirava a leggere questo libro, ma ora che l'ho finito, non so, mi aspettavo di più..

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