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The Iron Duke vs Steel Heart
In estrema contrapposizione allo steampunk vaporoso, lucente e pulito di The girl in the steel corset, La Stirpe di Meljean Brook parte dalle primissime righe con la descrizione di un mondo piegato e piagato. Il cui spirito è stato fatto a pezzi dalla dominiazione assoluta dell’Orda, nome con cui è identificata la popolazione asiatica (mongola) che per anni ha tenuti sotto un ferreo controllo il popolo inglese. Controllo ottenuto tramite la contaminazione dello zucchero con nanoagenti che, come cimici invisibili, erano stati immessi nell’organismo della popolazione ignara. Azionati e direzionati da una torre di controllo che, pochi anni prima dell’inizio del romanzo, viene abbattuta dal Duca di Ferro, il protagonista maschile, decretando l’inizio della rivolta e la liberazione del popolo “infetto” – come era considerato da tutti coloro che erano rimasi incontaminati, privi dei nano agenti controllori, perchè erano riusciti a fuggire nelle americhe prima della dominazione.
E’ quindi un mondo cupo, desolato che stà appena iniziando a riprendersi dalle vessazioni subite. Un mondo che guarda con estremo sospetto e odio chiunque abbia lineamenti mongoli nei tratti del viso, impaurito da un possibile ritorno dell’orda sul territorio inglese.
Ed è in queste condizioni che inizia la storia di Mina Wentworth -ispettore di polizia- e Rhys Trahaearn -Duca di Ferro, ex capitano di corsa ed eroe nazionale-.
L’intero romanzo segue l’investigazione di Mina che, dopo essere stata chiamata (per sbaglio) sulla scena di un omicidio avvenuto nella tenuta di Rhys, si ritrova invischiata in trame ben più grandi di quelle di competenza di un ispettore di polizia cittadino. Investigazioni da cui il Duca inizialmente vorrebbe tenerla lontana, per potersene occupare di persona senza interferenze “legali” (dato che non è mai stato particolarmente bravo a seguire le regole), ma che poi -per la strana e prepotente attrazione che prova per Mina- arriva a finanziare e coadiuvare. Tra viaggi in aeronave, irruzioni in cittadelle sotterranee, fughe da zombie feroci e lotte con kraken affamati i due protagonisti si avvicineranno sempre più l’una all’altro mentre la corsa contro il tempo per salvare il rinato Impero Britannico si farà sempre più serrata.
La bellezza di questo romanzo, oltre alla diversità del mondo steampunk della Brook (emblematica la scena dei due protagonisti alla fucina del Fabbro), sono i personaggi. Complessi e di spessore meriterebbero un capitolo ciascuno solo per essere sviscerati in ogni particolare. Sia Mina che Rhys hanno avuto vite diverse dalla media comune. L’una, perchè nata a seguito della violenza subita dalla madre per mano di un rappresentante dell’orda, avendo lineamenti asiatici deve lottare contro l’odio e la diffidenza continua della gente. L’altro, perchè venduto in tenera età in un mercato degli schiavi, non ha mai avuto un’infanzia e non ha mai conosciuto una vita normale.
Ma non solo i personaggi principali, anche i comprimari come Lady Corsara sono estremamente complessi e interessanti. Per fortuna quest’ultima sarà la protagonista del secondo volume della serie e quindi avremo la possibilità di conoscerla meglio.
L’unica pecca che riesco a trovare è la complessità del contesto storico. Il lettore si sente gettato in questo mondo completamente rivoluzionato e deve impiegare ogni oncia della propria attenzione per capire gli sviluppi della situazione passata e, mani mano che si procede, come essa si colleghi al presente del romanzo. Spesso è stato difficile ricollegare tutti i fili. Alla fine del romanzo avrei quasi voluto rileggerlo una seconda volta (non che più avanti non possa capitarmi l’occasione, intendiamoci) per vedere di recuperare parti che ancora mi sembravano poco chiare.
E’ strano da dire, ma in questo caso avrei voluto che la storia fosse leggermente più semplice per poter meglio apprezzare le vicende dei personaggi.