Dettagli Recensione
Ma cos'era successo prima?
Ho letto Eragon in seconda media, spinta dall'amore per il fantasy derivato dal Signore degli Anelli. Eldest e Brisingr li ho presi perchè il primo libro mi era in effetti piaciuto e ho cercato in loro (senza peraltro trovarla in egual misura) la piacevolezza del primo libro.
Ora che non sono più alle medie e nemmeno alle superiori, mi chiedo se non ho apprezzato questo ultimo capitolo così tanto atteso, perchè la mia passione per questo genere è sfumata assieme agli anni della scuola senza che me ne accorgessi.
Eppure l'ho voluto prendere perchè come va a finire una storia uno lo vuole sapere.
Inheritance è ... Bello.
Un libro che non manca di personaggi autentici, esaminati con minuzia nella loro personalità. Una trama stratificata e strutturata, precisa come preciso è lo stile che Paolini usa per scrivere.
La storia è fantasy e come fantasy inizia, si svolge e finisce, senza colpi di scena mozzafiato, ma dignitosamente e non senza una certa eleganza.
Paolini è di certo uno che di scrivere è capace, lo sa e lo dimostra (di saperlo).
Perchè le descrizioni, così attente e precise nei particolari, colme di termini più che adatti, sinonimi che scongiurano il rischio di antiestetiche ripetizioni, così minuzisne, così perfette, scadono nel prolisso.
Forse lo scrittore ama sentirsi parlare (o in questo caso scrivere) vista la sua insistenza nel non voler tralasciare neppure la descrizione di una venatura d'albero in un paesaggio. Forse desiderava che a nessuno sfuggisse che il suo personaggio scansava prima un nemico, poi faceva perdere l'equilibrio all'altro, poi ne colpiva uno sul mento con il gomito e poi ne accecava uno con il riflesso della spada, prima di scrollarsi i capelli di dosso come un fiero leone fa con la sua criniera.
Ecco il punto che a mio avviso era dolente: Inheritance è lungo ottocento pagine di cui almeno duecento sono una cronaca passo per passo delle varie battaglie dei protagonisti. La storia è certo basata sulla battaglia in gran parte ma ho trovato che narrare di quante volte l'eroe rotea l'arma sulla testa prima di colpire a morte l'avversario fosse piuttosto superfluo.
All'inizio la storia fatica ad ingranare proprio per questo motivo ma poi parte, con tutto il talento di Paolini a sostenerla e a farla proseguire con maestria fino alle note finali.
Il momento di massima tensione viene forse risolto frettolosamente ma bisogna tenere conto che il libro non termina certo dopo lo scontro con l'antagonista pricipale.
C'è un certo numero di capitoli che trascinano a fatica il racconto verso la fine e per allora io già non vedevo l'ora di giungere all'ultima pagina.
Tuttavia se non sono eccessivamente entusiasta, neppure sono delusa.
La saga è terminata e chi l'ha seguita dal principio forse converrà con me che al di là di scelte stilistiche che apprezza o meno, qui c'è stata una storia che ha retto senza barcollare dalla prima all'ultima pagina, segnando la crescita del protagonista, dello scrittore e magari anche del lettore.