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Se si può chiamare vampiro.....
Non voglio essere pedissequo e agganciare il mio commento a quello di molti altri che già prima di me hanno recensito il romanzo della Meyer; tuttavia, da buon estimatore del genere "fantasy" ,non sono sicuramente prodigo di lodi ed encomi rispetto a quest'opera.Leggendo "Twilight" ci si trova di fronte a quella che io personalmente considero un "degenerazione del fantastico".Siamo ben lungi dai capolavori di Anne Rice, ma a parte questo, l'opera è inconsistente, soprattutto dal punto di vista dei personaggi:"la figura del vampiro "vegetariano" ed estremamente sexy, la considero una livrea/maschera che per nulla si addice alla canonica immagine perpetuata dalla letteratura di Bram Stocker. Tengo a sottolineare che l'autrice ha proposto e conseguentemente diffuso un icona vampiresca che ha veramente stravolto la letteratura horror....ci si pone dinnanzi Edward Cullen,che sembra l'eroe romantico di un romanzo rosa della Modigliani più che il principe oscuro che risorge nella notte. Altra incognruenza sesquipedale è il fatto della nutrizione dei Cullen:il sangue animale. Come credo che molti lettori del filone nero sapranno, lo "strigoi" si nutre del sangue umano non solo per sopravvivere, ma anche per impossesarsi delle esperienze, emozioni, vicissitudini e perizie altrui, impadronendosi della vita umana così come della sua anima. Sottolineo ancora che l'interazione uomo-vampiro così come proposta e sbandierata dalla Meyer, era già presente in "intervista col Vampiro" della Rice,spero che l'immagine di Lestat che si affeziona a Claudia ricordi ciò a molti di voi. Sicuramente è una storia abbordabile e leggibile da ognuno,e spero di non suscitare eccessive logomachie con questo mio commento assai poco propiziatorio nei confronti della tetralogia di "Twilight",ciò non toglie che "de gustibus non est disputandum", di conseguenza a ognuno il suo punto di vista. Anelo trovare celermente commenti che smentiscano il mio(basandosi su sillogismi fondati e non sul successo editoriale o della trasposizione cinematografica), e che mi garantiscano di comprendere quest'opera in una chiave di lettura dissimile dalla mia.
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