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La regina del silenzio
 
La regina del silenzio 2018-07-18 09:35:54 Simona P.
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Simona P. Opinione inserita da Simona P.    18 Luglio, 2018
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La dolcezza e la poesia nella Fiaba

Tanto tempo fa, in un mondo semplice ma dai valori profondi, in una realtà fatta di fiumi, foreste, rituali animisti, contadini, capanne, cavalli e carri, migrazioni di popoli, guerre e eserciti … in un luogo non ben definito, forse Europa centro-orientale, caratterizzato dalla brughiera, ma anche da tanti fiumi, poi la steppa, il mare, i monti impervi, i fiordi, le rocce a strapiombo … in una struttura economica semplice, fatta di coltivazioni primitive, autoconsumo, campi e avena … vivevano tante popolazioni, tanti villaggi immersi nella madre natura che veniva rispettata come una divinità. I popoli seguivano con religiosa devozione e ritualità la ciclicità della vita, come un dono offerto da un Dio che era il Tutto onnipresente; l’uomo saggio si scusava se tagliava un albero o se spezzava un ramo, gli antenati venivano celebrati costantemente, potevano ritornare sotto forma di pianta o animale oppure in sogno e davano consigli preziosi, la morte stessa veniva accettata in modo sereno. Le ceneri del corpo dell’eroe morto combattendo per il proprio popolo, entravano in simbiosi con l’universo, si mescolavano col cielo, ritornavano nel tutto.
Chi si addentra nel romanzo di Paolo Rumiz, nella storia del popolo dei Burjaki e nelle avventure della impavida eroina Mila, si troverà davanti ad una delicatissima fiaba, caratterizzata da messaggi attualissimi e da una dolcezza linguistica presente dalla prima pagina e costante in tutto il romanzo. Il libro è corredato da illustrazioni e grafica di estrema raffinatezza e da una mappa del mondo immaginario in cui il lettore si dovrà immergere.
La pianura dei Burjaki, caratterizzata da fiumi navigabili e paludi, viene invasa da un popolo che arriva da nord, comandato dalla terribile regina Ubidaga che, capace dei più atroci malefici, attraverso i tre mostri ( bisonte, serpente e scorpione) sottomette i Burjaki. La regina-strega impone ai mansueti abitanti, una forma di dittatura, proibendo loro qualsiasi forma di musica o melodia, pena la tortura o la morte. Le descrizioni di personaggi e ambienti sono di mirabile intensità. La proibizione della libertà di espressione artistica e la negazione della cultura sono elementi tipici della dittatura moderna ma ci ricordano anche il famoso Fahrenheit 451.
L’eroe è morto ma la figlia Mila che non conoscerà mai il padre, dotata di un’innata capacità di ascolto e predisposizione eccelsa per l’arte della musica e del canto, dovrà portare a termine la sua missione; liberare il suo popolo dalla dittatura della strega, liberare Eco dalle viscere del mostro, liberare l’arte, la musica, il canto. Per fare questo dovrà affrontare un lungo viaggio, superare prove che richiedono forza, determinazione e astuzia. Nel viaggio l’eroina vedrà la città e il mare, le montagne rocciose e le strade più impervie; aiutata dall’armonia della natura, dalle capacità straordinarie nel modellare la voce e la melodia, da vari personaggi favorevoli, maestri e amici, ostacolata dalla terribile Ubidaga, Mila supererà le prove che il suo cammino le ha imposto.
Con un linguaggio barocco e una straordinaria varietà di aggettivi e sostantivi legati al mondo naturale, inseriti in una struttura sintattica classica, la storia, ricca di peripezie e avventure, scivola via con estrema dolcezza, lasciando al lettore una serie di immagini poetiche e sfumate, un messaggio ambientalista e il desiderio di ritornare alle origini; forse quel mondo descritto dall’autore rappresenta sia un lato misterioso che è dento di noi dove il bene e il male sono in lotta costante, sia la fuga verso un luogo di sogno, nell’era della società tecnologica, sia la lentezza nel periodo dello stress e della frenesia.
Citazione dal testo
La Bambina: e se l’inverno non finisse mai? Se domani il sole non sorgesse?
Nonno: niente del genere può succedere, se gli uomini non prendono dalla natura, più di quanto la natura può dare.

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