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Un inferno deludente
Mi stavo affezionando a questo libro, devo ammetterlo. Mi è sempre piaciuto Dante, adoro il suo Inferno e anche Gungui deve amare molto il grande padre della lingua italiana poichè dimostra fin da subito analogie forti e perfette fra l'Inferno dantesco e il nostro mondo. Il genere è fantasy, senz'ombra di dubbio, ma rientra anche nel genere distopico, se vogliamo. Il tutto è ambientato in un tempo leggermente indefinito, non è chiaro al 100% in che epoca siamo ma è senz'altro futuro. Il protagonista è Alec, un povero ragazzo che vive in un'Europa del futuro e cerca di tirare avanti insieme alla sua famiglia. Non trovandosi nei quartieri più alti, vede scene dall'Inferno, che non è nient'altro che una prigione. L'ho trovata un'idea originalissima, bella, di forte denucia sociale. In pratica, i prigionieri, a seconda del crimine o dei crimini commesi, sono smistati nei vari gironi, che sono descritti molto bene. A essere sincera, mi aspettavo qualcosa in più da Lucifero ma non si può avere tutto dalla vita. Il libro è intenso finchè Alec non arriva in paradiso. Quando poi Alec conoscerà Maj, un'abitante del paradiso, le cose diventeranno meno chiare, e seguire la storia sarà più difficile. Inoltre, la storia d'amore su cui si basa la trilogia è bella, senz'altro, ma non si capisce come fra i due scocchi la scintilla; è come se i due fossero pronti a morire l'uno per l'altro da un'ora all'altra. Un vero peccato, secondo me, perchè l'ambientazione era tra le migliori del fantasy italiano e consiglio la lettura del libro anche solo per questo, perchè davvero merita. Si notano durante la lettura piacevoli stoccate alla politica italiana e non, senza mai sfociare nell'eccessivo. Il pezzo che ho riportato di sopra non è casuale, è un estratto della parte finale e riassume le problematiche e i pregi del libro: un bello stile, bei personaggi, ben strutturati ma con una storia d'amore, che dovrebbe essere la colonna portante, purtroppo, non abbastanza forte (e a mio parere, troppo sdolcinata). La storia continua con altri due libri: Purgatorio e Paradiso. Quindi, l'autore sta seguendo lo stesso percorso di Alighieri e, in alcuni punti, si potrebbero accostare Alec e Dante (ma non esageriamo). Spero che in "Purgatorio", l'autore riprende quella coerenza fra le azioni che dalla seconda metà di "Inferno" è mancata. Consiglierei questo libro soprattutto ai ragazzi, così che si avvicinino al mondo dantesco ma anche a qualche appassionato che vuole vedere fin dove Gungui è riuscito a spigersi.