Dettagli Recensione
Non ci siamo
Premetto una cosa: non è decisamente il primo libro della Troisi che leggo. Li ho letti quasi tutti: Le Cronache, Le Guerre, Le Leggende, La Ragazza Drago. E in generale mi sono piaciuti tutti, ma questo proprio no.
Primo di una nuova saga fantasy ambientata in una nuova terra, Nashira, Il Sogno di Talitha mi è sembrato un caotico ammasso di schemi narrativi delle tre trilogie Mondo Emerso, comprese anche Le Storie Perdute.
Partiamo dalla protagonista, Talitha, una giovane di diciassette anni che ne dimostra non più di dodici e che dalle prime pagine sembra somigliare enormemente a Nihal, protagonista delle Cronache. Proseguendo nella lettura ci si rende ben presto conto che siamo di fronte ad un personaggio sciocco, superficiale, infantile, capriccioso e immaturo. E il suo atteggiamento si riflette in ciascuna delle sue azioni, che sono spesso impulsive quanto folli.
Per fare un esempio a prova di spoiler: se voi sapeste che c’è un capanno in riva ad un fiume dove delle persone lavorano per l’esistenza stessa della vostra città, vi verrebbe mai in mente di abbatterlo a colpi d’ascia perché queste persone vogliono uccidere il vostro gatto? A me, sinceramente, no. Sono sicura che avrei trovato un’altra soluzione, non si può mettere nello stesso piatto la sopravvivenza di una città con la vita di un singolo individuo.
Secondo esempio antispoiler: se voi foste capaci di calarvi a terra fluttuando da un grattacielo, non vi verrebbe in mente di fare lo stesso sopra un dirupo, invece di attraversare un traballante ponte di corda?
Altro aspetto del personaggio che lo rende poco credibile è la sua superficialità e la sua quasi totale assenza di sentimenti, se non rabbia e testardaggine. Talitha reagisce troppa rapidità alla morte iniziale della sorella, al punto che l’affetto che dovrebbe provare per lei non si riesce a percepire. La giovane infatti da sfogo della sua rabbia e del suo dolore nella settimana che segue il lutto e nei mesi seguenti pare essersene totalmente dimenticata; forse la Troisi avrebbe dovuto studiare un po’ meglio le fasi del lutto.
Lo stesso si verifica dopo le prime uccisioni causate dalla ragazza: sconvolgimento nelle ore seguenti e poi oblio totale. O questa ragazza è totalmente priva di sensibilità o dovrebbe dare prova di qualche sintomo da stress post traumatico.
Altro atteggiamento molto ambiguo è quello che assume nei confronti Sapih, suo schiavo e pseudo-amico, che la ragazza continua a trattare come un oggetto nonostante si professi affezionata a lui. Certo, vi sono diverse azioni nel corso del romanzo che fanno intendere che gli voglia molto bene, ma in realtà non gli riserva alcun affetto e sembra davvero continuare a considerarlo uno schiavo in piena regola.
Per quanto riguarda Saiph stesso, al povero ragazzo non viene accordato neanche un briciolo di personalità. Sembra un’ombra, totalmente dipendente dalla sua padrona e dal suo volere, quasi una sua appendice. Riesce vagamente a svicolarsi e a diventare una persona negli ultimi capitoli, quindi ho speranze che prenda in mano la sua vita nel prossimo romanzo.
I quadretti tra Saiph e Talitha, inoltre, rispecchiano spesso e volentieri scene già viste tra Nihal e Sennar (protagonisti delle Cronache). Forse a qualcuno potrebbe fare piacere vedere un riflesso di personaggi che ha amato, ma io riesco a leggerlo solo come un riciclo e ad esserne conseguentemente infastidita.
Ci sono tuttavia alcuni, pochi aspetti che sono interessanti. La struttura stessa delle terre di Talaria, gli alberi che la tengono in vita, il pericolo nella catastrofe naturale e non solo in una guerra imminente..
Spero davvero di ritrovare questi aspetti più sviluppati nel secondo volume e di poterlo valutare più positivamente, perché questa è la prima vera delusione presa dalla Troisi e non ho intenzione di accantonarla.