Dettagli Recensione
Intrighi e misteri.
Londra, due novembre 1880. Hugo Farquhar siede da solo al tavolino sito al centro del salotto, lo sguardo fisso davanti a sé. E' in attesa. Sa che ben presto la sanguinaria Lydia Van Leyden, il giovane e di belle speranze Lord Frederick Nightngale, la perfetta antitesi di quest'ultimo Lord Vyvyan Rosebery ed il drammaturgo di dubbio talento e scarso successo Gregory Carlston si presenteranno alla sua porta per quella che si dimostrerà essere la partita di Bridge più cara della loro vita.
Entità alquanto dubbie saranno i loro avversari e quanto misteriosi questi si dimostreranno quanto alta sarà la posta in palio. Fra sogno e realtà Alastor, il Vendicatore; Azazel, il portatore di devastazione; Behemoth, il Leviatano; Belfagor, il lussurioso e quell'ultimo raffinato visitatore; una creatura così stranamente umana e insieme così innaturale, dagli occhi dal taglio leggermente obliquo verso il basso e un colore magnetico tra il verde e il dorato, alchimia perfetta che rende difficile distogliere lo sguardo; si congederanno dai nostri avventurieri con un monito veritiero quanto insidioso:-”Non crediate che ogni vittoria sia veramente tale”-.
Venezia, 1895. Ironia della sorte ben tre dei giocatori della squadra di Hugo Farquhar sono morti. Il loro sangue è stato versato sul presupposto stesso delle loro richieste. Due i sopravvissuti agli intrighi e alle tentazioni. Il rocchetto, nello specifico, è ancora nelle mani del nostro manipolatore protagonista la cui richiesta non era infatti atta a soddisfare una propria necessità bensì a dare una speranza al fratello minore John Farquhar, affetto sin dalla tenera età di una forma particolarmente aggressiva di tisi, una malattia la cui esistenza era stata originariamente negata dal padre del malato per orgoglio e di poi diagnostica in tempi troppo avanzati per poter cercare una cura ancora efficace. Per la medicina del tempo il minore dei Farquhar non ha speranze, è condannato a morte certa.
Il brillante Sterling Maynard, cultore specializzato negli studi su Tiziano, è stato inviato nella veste di spia inconsapevole dal professor Edgar Martens, uomo di dubbia moralità e profittatore della sua posizione di rilievo nonché ricattatore di facoltosi studenti da cui esige pagamento in natura, alla residenza di Lord Farquhar onde approfondire le sue conoscenze sull'oggetto delle sue ricerche nonché di carpire involontariamente informazioni su quel mistero che ha portato il protagonista ad allontanarsi dalla politica, dalla posizione di rilievo, dalla terra natia. E senza volerlo Maynard si ritroverà preda della tela del ragno del suo ospite, in un sogno che poi forse tanto immaginazione, un gioco della mente non è.
Stilisticamente il romanzo soddisfa molteplici esigenze. Si presenta dotto, erudito, scorrevole, minuzioso nei particolari e capace di ricreare perfettamente le atmosfere ottocentesche a cui siamo stati abituati dagli autori del tempo. Contemporaneamente incuriosisce il lettore che paragrafo dopo paragrafo è affascinato dal componimento e vuol conoscere del mistero. L'impostazione ricorda quella dei grandi classici inglesi e russi sia dal punto di vista della suddivisione in parti, intervalli, capitoli, sezioni, paragrafi che dal linguaggio adottato.
Nonostante l'esploratore riesca a figurarsi parte del finale l'attenzione resta vigile perché spronata dalla curiosità di conoscere dell'epilogo. La pecca che ho riscontrato è nella eccessiva prolissità. Lo scritto funziona, affascina e cattura chi legge ma nella seconda parte l'autrice avrebbe potuto semplificare, sintetizzare invece di dilungarsi su dettagli fuorvianti o secondari alla narrazione se non altro perché così facendo destabilizza il lettore non audace, lo induce a fare una pausa dalla lettura, lo sfianca (considerate che si tratta di un testo di quasi 53o pagine). Resta comunque un buon romanzo, completo e ben strutturato.