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La mitologia greca contro l'antica Roma
I figli di Argo contro i Pretoriani dell'Ordine della Croce d'Argento, altrimenti conosciuti come licantropi e cacciatori: la storia si svolge nel giro di dieci giorni e ci racconta della battaglia tra due mondi profondamente diversi, eternamente in lotta tra loro. Verona è uno dei pochi luoghi al mondo in cui, grazie ad un patto che ha stabilito una tregua, i primi non cedono alla loro bramosia animale e i secondi non uccidono in nome della conservazione e della salvezza della propria umanità.
Ma il patto è stato spezzato e l’antico odio si è riacceso.
In mezzo a omicidi e morti insensate, due anime appartenenti a quei mondi così diversi si incontreranno per non lasciarsi più: Etienne e Sara, lupo di nobili natali lui, umana lei, si troveranno al centro di una battaglia che non possono evitare, ma questo non impedirà al loro amore di sbocciare.
La trama mi è subito sembrata molto intrigante e incuriosita dalla terminologia usata dall’autore per descrivere i licantropi e i cacciatori (ho apprezzato il particolare la trovata de “i figli di Argo”, ma io sono di parte perché sono un’appassionata di mitologia) ho voluto leggere questo libro e approfondire la motivazione che ha spinto l’autore a scegliere proprio il nome di Argo.
Nel libro, Argo viene presentato come il creatore di tutta la razza dei licantropi e viene definito come l’Alfa e l’Omega, quindi come una specie di dio arcano; ora il nome Argo, nella mitologia classica, è attribuito a diverse figure: il cane di Ulisse, la nave che portò Giasone e i suoi Argonauti alla ricerca del vello d’oro, il gigante dai cento occhi e la città di Argo. Ma quello che può aver ispirato l’autore deve essere stata la storia di Zeus che, sotto il falso di nome di Liceo, si trasformò in lupo e venne da allora adorato sotto quelle spoglie proprio nella città di Argo.
La ricerca che l’autore deve aver effettuato mi è piaciuta, ma la mia soddisfazione purtroppo si ferma qui. In generale, tutto il libro presenta la storia in modo troppo semplicistico: la nascita dell’amore tra i protagonisti, l’accettazione di Sara nei confronti della natura di Etienne, il superamento delle prove, gli esiti delle battaglie, lo scontro finale, tutto è stato sviluppato come se gli attimi più importanti e decisivi si potessero risolvere in una riga o due. Di solito la cosa che apprezzo di più in un libro è la strutturazione delle vicende chiave e la profondità dei personaggi, cosa che non ho riscontrato in questo libro.
E’ pur vero che la trama non risparmia la dipartita di diversi personaggi, ma non mi sento proprio di chiamare in causa George Martin per questo.
I personaggi non hanno spessore e le scene più importanti dovevano essere maggiormente approfondite; il finale poi basa la voglia del lettore a proseguire nella lettura dei prossimi libri (“Rebirth” è il primo capitolo di una saga) su elementi troppo blandi e poco consistenti.
Inoltre vorrei segnalare, e non so se si tratti di una coincidenza o di una svista, che la copertina del libro è pressoché identica alla copertina di un altro libro, precisamente di “Shiver” di Maggie Stiefvater, nell'edizione italiana. E non solo: anche questa storia parla di amore e di lupi. Non so, ma questa cosa mi ha un po’ indispettita.
In conclusione l’ho trovato un libro leggero, poco impegnativo, adatto a chi ama le storie d’amore semplici, che si sa fin dall’inizio che finiranno con un happy ending, ma che hanno un tocco di sovrannaturale.
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