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Il Napoleone di Notting Hill
 
Il Napoleone di Notting Hill 2023-08-08 07:16:05 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
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Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    08 Agosto, 2023
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Elezioni di un futuro passato

Dopo fin troppi libri deprimenti e rivoltanti (in senso buono, però) e prima di deprimermi e rivoltarmi probabilmente ancora di più con l'ultimo volume di Chaos Walking, ho pensato di prendermi una pausa con un titolo che rientra sempre nel filone della distopia, ma con un tono del tutto diverso. Proprio lo stile ironico di Chesterton è il primo elemento a saltare all'occhio ne "Il Napoleone di Notting Hill", una storia intrisa di allegorie che l'autore ha scelto di ambientare in un futuribile (almeno per lui) 1984, forse l'anno più caro agli appassionati del genere.

L'intreccio è bizzarro quanto lo sono i suoi protagonisti: in una realtà dominata dal colonialismo più ipocrita, il popolo inglese adotta un sorteggio casuale per scegliere il prossimo sovrano, senza tener conto che potrebbe trattarsi di un incompetente o perfino di un criminale; perché, come dice giustamente James Barker ad inizio volume, quelli sono in fondo rischi comuni anche alle monarchie ereditarie ed alle democrazie. È così che l'impiegato dall'inusuale senso dell'umorismo Auberon Quin si ritrova ad essere Re ed inizia una politica di ritorno al Medioevo, trasformando i quartieri di Londra in minuscoli feudi per preservarne l'individualità; questa burla porta però nel tempo a conseguenze imprevedibili.

Come già accennato, la prosa satirica di Chesterton si fa notare subito, e contribuisce a rendere la lettura molto divertente, adottando a più riprendere un umorismo quasi caustico, specialmente quando si sofferma su riflessioni di critica sociale; non è un caso che il capolavoro di Orwell sia stato in parte ispirato da questo romanzo. In effetti alcune riflessioni sono incredibilmente attuali, come la denuncia dell'assimilazione culturale forzata enunciata dal ex Presidente del Nicaragua.

A dispetto del tono surreale, l'intreccio ideato da Chesterton è ben studiato e porta a tanti collegamenti che uniscono in modo indissolubile le esistenze di re Auberon e di Adam Wayne: tanto folleggiante l'uno quanto concreto l'altro, i loro caratteri sono agli antipodi per quanto riguarda l'attitudine, eppure finiscono per capire di essere le due facce di un'unica medaglia. Un altro elemento assolutamente positivo è l'edizione realizzata da Lindau, completa di appendici e note che spiegano i tanti giochi di parole presenti nel testo.

Sull'altro piatto della bilancia abbiamo dei personaggi secondari decisamente macchiettistici -che al di fuori della narrazione non hanno una loro vera identità- ed una trama priva di un giusto ritmo: le vicende sembrano procedere per episodi, in pratica.

Trovo poi giusto precisare che il futuro (relativo) presentato dal caro Gilbert non è per nulla futuristico! a livello concettuale sembra anzi rivolgersi verso il passato e non soltanto per le assurde trovate di re Auberon. Nonostante questo, il romanzo si dimostra visionario e all'avanguardia; ha infatti il merito di aver ispirato tante storie scritte in seguito -in primis il già accennato "1984"-, ma anche di aver previsto alcuni degli eventi chiave del Novecento europeo e non solo. Al massimo si può tacciare Chesterton di eccessivo ottimismo, visto che immagina un mondo in pace dopo la fine delle grandi guerre, non ancora avvenute quando lui scriveva questa storia.

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