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La Fila
 
La Fila 2022-04-03 09:31:59 enricocaramuscio
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4.3
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Contenuto 
 
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    03 Aprile, 2022
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Un incubo orripilante

"Porta dell'edificio Nord" recita la scritta che campeggia sull'imponente edificio comparso all'improvviso, in concomitanza con il materializzarsi del nuovo regime dittatoriale, presentatosi al popolo come La Porta. La gente è rimasta interdetta da questa tragica novità, nata all'indomani della Prima Raffica, la sanguinosa repressione di una serie di moti di rivolta, con lo scopo di ristabilire l'ordine e rafforzare le redini del potere. Il nuovo governo va presto oltre tutto questo, prendendo a gestire qualsiasi aspetto della vita dei cittadini, fissando sempre più regole e restrizioni, diventando l'unica fonte di diritto, arrivando fino al punto in cui, senza un suo esplicito permesso, tutto è vietato. Un regime oppressivo e intransigente, nei confronti del quale nascono nuovi disordini e proteste, passati sotto il nome di "Sciagurati Eventi" e soffocati violentemente a colpi di arma da fuoco. Lo sa bene Yahya, che di quella ferocia porta ancora il ricordo sotto forma di proiettile, conficcatosi nel suo corpo e che, ad ogni movimento, ricorda all'uomo la sua presenza con fitte di dolore lancinanti. "Si alzava e andava a dormire, camminava, mangiava e beveva, e dentro il suo corpo c'era sempre una pallottola". In condizioni normali, estrarre l'agghiacciante souvenir, per quanto possa risultare un'operazione delicata, sarebbe stato relativamente facile. Ma oggi, anche per un'attività di questo genere, occorre un esplicito permesso. Nulla può, davanti alle nuove regole, il pur volenteroso Dottor Tareq Fahmi, primo a soccorrere Yahya e ad accorgersi di strane manovre, ordite dal potere, per insabbiare, minimizzare, negare questo ed altri eventi simili. Al povero ferito non resta che seguire la prassi e provare ad ottenere un placet che, ogni giorno che passa, appare sempre più difficile da raggiungere. Inizia allora una lunga attesa, in quella che viene presto battezzata con quel nome, la fila, che dà il titolo al libro. Una sfilza di postulanti, ogni giorno più lunga, composta da cittadini che necessitano di autorizzazioni, certificati, riconoscimenti, costretti a restare in fila per ore, poi per giorni, settimane, mesi, in attesa che la Porta si apra per accogliere le loro istanze. Nascono così amicizie e inimicizie, amori e rivalità, si alternano solidarietà, denunce, affari più o meno legittimi, mentre la Porta continua a restare chiusa, simbolo di un potere sordo, cieco, indifferente ai bisogni del popolo. "Dopo quasi tre ore arrivò alla coda della fila e prese l'ultimo posto. Si era ormai abbandonato al ritmo dei suoi pensieri. Gettò uno sguardo pieno di sconforto verso la porta domandandosi se si sarebbe mai aperta, e, da lontano, gli si parò davanti minacciosa e ottusa come un muro sordo". Delusa dall'insuccesso della "Primavera Araba", serie di moti di agitazione e protesta che ricordano molto gli Sciagurati Eventi del libro, consapevole della violenta forza opprimente dei regimi per averla vissuta in prima persona, sulla propria pelle, come donna invisa in quanto attivista per i diritti umani, Abdel Aziz Basma ci proietta in un mondo a metà tra la distopia orwelliana e gli angoscianti paradossi kafkiani, creando un clima soffocante, angosciante, ai limiti della follia. Anche se l'autrice non dà punti di riferimento temporali né geografici, è abbastanza automatico collocare la storia nel Nord Africa in generale e nell'Egitto, patria della Basma, in particolare, trovando lampanti analogie con quanto avvenuto in quella parte di mondo tra il 2010 e il 2011, e quanto continua ad avvenire un po' ovunque, con la continua mistificazione della realtà, con la manipolazione dell'informazione, con una delatoria opera di controllo sui mezzi di comunicazione. Proprio il fatto di non legare il racconto a nessun tempo e a nessun luogo, contribuisce ad aumentare l'atmosfera surreale, la sensazione di inquietudine, la condizione di incertezza, il tutto acuito da una prosa secca, da una caratterizzazione appena abbozzata dei personaggi, in un racconto in cui tutto appare vago, indefinito, irreale, come all'interno di un incubo che, tuttavia, risulta ancora più orripilante in quanto spaventosamente vicino alla realtà.

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Commenti

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Ciao, Enrico! Avevo letto questo libro tempo fa, una bella scoperta senz'altro ma non sono riuscita ad apprezzarlo del tutto. Perfettamente d'accordo su quanto dici a proposito di mistificazione della realtà, manipolazione dell'informazione, etc... Davvero inquietante! :(
Ciao Laura. Ho letto la tua recensione e comprendo le tue ragioni riguardo alla vaghezza temporale e geografica e alla mancanza di empatia con personaggi poco definiti. Io, pur preferendo come te maggiore "precisione" da questi punti di vista, nel caso specifico ho interpretato questa indeterminatezza come un vantaggio, un escamotage dell'autrice per aumentare il senso di smarrimento che la sua opera vuole trasmettere.
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