Dettagli Recensione
Non solo Fantascienza
Sono davvero felice di aver scoperto questo romanzo, non avrei immaginato mi sarebbe piaciuto così tanto. Quando sono andata a comprare queste quasi 600 pagine di storia, temevo di avventurarmi in qualcosa che non era per me. La fantascienza non è esattamente il mio genere preferito, ho solo letto un romanzo di Isaac Asimov e i Jurassic Park di Michael Crichton. Ma dire che “Dune” è solo fantascienza, mi sembra inesatto. Perché questo romanzo è sì ambientato nel 10191, ma è più che mai attuale. Ed è anche un po’ Fantasy. Onestamente, non credo possa essere etichettato in un solo genere letterario.
“Dune” parla di intrighi di corte, di guerre feudali, di potere, di magia, di popoli oppressi e di pianeti sfruttati. Parla soprattutto di ecologia, di come Arrakis (il pianeta conosciuto anche come Dune, appunto) venga sovra-sfruttato per ricavare la spezia, un allucinogeno che permette di ampliare le doti precognitive, dando così la possibilità all’uomo di sbirciare nel futuro. Questa spezia viene utilizzata sia per le manovre politiche sia per i viaggi spaziali, indispensabili per il commercio e la sopravvivenza dell’Impero. Dunque chi gestisce il commercio della spezia ha un grandissimo potere; di conseguenza le grandi Case Nobili darebbero qualunque cosa per ottenere questa gestione.
La storia comincia con un ordine imperiale per cui Arrakis, finora in mano alla famiglia Harkonnen, deve passare sotto il controllo degli Atreides. È una disposizione che il Duca Leto, capostipite di quest’ultima Casa Nobile, non può rifiutare, pur sapendo di andare in un pianeta arido, desolato, dove non è il benvenuto e dove probabilmente gli verrà tesa una trappola. Leto intuisce i giochi politici nascosti dietro questo falso favore che gli ha fatto l’Imperatore Padiscià Shaddam IV: sembrerebbe un dono, quello di avere il potere di gestire la spezia, ma in realtà è tutto un inganno.
Il Duca Leto, la sua concubina Lady Jessica e il loro figlio Paul dovranno sopravvivere in questa nuova e inospitale dimora, cercando di distinguere gli amici dai nemici.
Ma ovviamente non è tutto qui. I problemi non arrivano solo dall’Imperatore e dagli Harkonnen. Il mondo creato dalla penna di Herbert comprende ben più di questo.
Ci sono i Fremen, gli indigeni di Arrakis, che vorrebbero che il loro pianeta venisse liberato, che lottano per la loro patria e che vorrebbero diventasse un posto migliore, dove l’acqua non sia più una risorsa rara, ma disponibile in grandi quantità (fiumi, piogge, mari), dove le piante crescano rigogliose e dove la fauna sia più variegata dei quasi soli vermi delle sabbie.
Poi c’è il Bene Gesserit, una sorta di congrega di sole donne che negli anni ha lavorato segretamente alla selezione genetica degli uomini affinché un giorno potesse nascere il Kwisatz Haderach, ossia colui che con particolari doti precognitive (che possa cioè viaggiare con la mente nello spazio e nel tempo) possa guidare finalmente l’Impero al suo splendore.
In questo quadro complesso è ambientata la storia del giovane Paul. L’evoluzione del suo personaggio mi è piaciuta moltissimo. Inizialmente Paul è un Duca di quindici anni, educato dalla madre alle vie Bene Gesserit e dal padre alla politica. Ma lui non è solo questo. Scopriamo subito che Paul Atreides è ben più di quanto sembri, dal momento che sogna cose non ancora accadute e supera il test del gom jabbar. Con l’avanzare della storia, Paul abbandonerà le vesti di ragazzino per indossare quelle di un uomo. Ma non un uomo qualunque: un condottiero, un Fremen, un guerriero apparentemente senza emozioni, freddo e calcolatore, ma che in realtà mantiene la sua umanità. Paul sa di avere uno scopo ben preciso. Uno scopo di cui è alla ricerca fin dal primo capitolo del romanzo.
Ovviamente, in 600 pagine, Paul non è l’unico personaggio. Personalmente mi sono molto piaciuti Lady Jessica e il Duca Leto e il loro rapporto di fiducia reciproca che supera qualunque malalingua.
Poi ci sono i guerrieri, come Gurney Halleck, Duncan Idaho e Thufir Hawat, e i nemici Harkonnen, in primis il crudele e viscido Barone Vladimir, orripilante nell’aspetto e nelle perversioni, poi i suoi nipoti Rabban e Fayd-Rautha, non meno sanguinari di lui. Infine, tutto il popolo Fremen, con le loro tradizioni che per chi non ha mai vissuto ad Arrakis sembrano così primitive e disumane.
Insomma, Herbert ha pensato davvero a tutto ed è riuscito a narrare una storia avvincente e che non risente dell’età che ha. Forse, se proprio devo trovare il pelo nell’uovo, mi sono sembrati poco comprensibili alcuni passaggi riguardanti le visioni e le successive interpretazioni che ne fanno i personaggi.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
Non ci si deve spaventare se alcuni passaggi sono molto criptici: è lo stile di Herbert che (purtroppo) è presente anche in molti altri romanzi non della serie. Insomma, spesso gioca a non farsi capire o, addirittura, non era proprio capace. Chissa?
Vi consiglio anche il seguito della serie almeno sino a "I figli di Dune" poi comincia a diventare ripetitivo e stucchevole ("L'imperatore-Dio di Dune" faticai a finirlo!). Io li lessi in occasione dell'uscita del film di Lynch del 1984 e mi fecero un'ottima impressione, almeno i primi.
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |