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Il mondo và in sfacelo
Quando ho deciso di acquistare questo libro, in piena pandemia, cercavo una lettura del mio genere preferito - distopico - che potesse farmi ritrovare la voglia di leggere, che in quel momento specifico, era un po' calata. Stranamente, devo ammettere, sono rimasta incantata dalla trama seppur rendendomi conto che il libro non era "moderno", ma anzi, scritto nel lontano 1942.
Ormai tutti, o almeno chi mi segue sui miei canali social, sa bene che non amo i "classici" e la scrittura di prima degli anni Settanta ma ho voluto dare una chance al mio istinto e...
Non potevo fare una scelta migliore di questa! Questo romanzo entra di diritto nella lista dei miei libri preferiti di sempre perché è bellissimo! La mia eccitazione è dovuta, in primis, al fatto che il mio istinto ci ha azzeccato ancora una volta e poi, che sia un libro che fa "sperare" fino a pochissimo dalla fine in una specie di redenzione che invece, ahimè, come da titolo, non può esistere.
Se vogliamo dare un titolo a questa recensione, questo, potrebbe essere proprio "Sfacelo", insomma mai titolo fu più azzeccato oserei dire, perché la storia di Francois e Blanche è, fin da subito o quasi, una corsa forsennata verso la tragedia.
Conosciamo una Parigi diversa da come la vediamo oggi, siamo nel 2052 e l'autore immagina un mondo dominato dalle macchine, ogni cosa che facciamo è aiutata da aggeggi meccanici e futuristici. Parigi è formata da quattro grandi città sopraelevate dove vivono le persone più ricche, mentre a piano strada, sporca, soffocante e scura abitano i poveri, i derelitti e gli scarti sociali.
Il giorno del debutto di Blanche come cantante e soubrette, succede una catastrofe di portata mondiale: tutte le macchine, di colpo, smettono di funzionare. L'elettricità, che serve per qualunque cosa in questo mondo del futuro, anche per poter avere acqua e latte in casa, smette di essere distribuita. In pochissimo tempo, la gente spaventata si riversa per strada e, immancabilmente, iniziano i saccheggi e le scorrerie. I primi a farne le spese sono i ricchi che vengono sopraffatti facilmente da orde di derelitti adusi a sopravvivere in situazioni limite. Ma qualcosa di ancora più tremendo sta per abbattersi su Parigi e sul mondo: un incendio di proporzioni apocalittiche che in pochissimo tempo distrugge tutto quello che incontra sul suo cammino. Francois e Blanche assieme ad altre persone conosciute man mano, cercano di sfuggire a questa immane piaga e si mettono in cammino per il sud, Vaux in Provenza, di cui sono originari. Assistiamo al loro viaggio tra una Natura che si ribella all'uomo, all'uomo che si ribella all'uomo in un crescendo di drammaticità e ansia, fino all'arrivo a "casa" dove poter ricominciare una nuova vita. E proprio di nuova vita si tratta e lo scopriamo, ahimè, nell'ultima parte del libro, ambientata cent'anni dopo questi fatti.
"Erano stati travolti dalla sciagura più grande che potesse colpire i cittadini di uno Stato organizzato: non avevano più un governo."
Non dico nulla sul finale perché farei uno spoiler grande come un campo di calcio e, sapete bene che non sono abituata a farne però qualche pensiero voglio condividerlo con voi.
Questo romanzo è un distopico pre-durante-post apocalittico, racchiudendo tutte le fasi di un'apocalisse mondiale. Ci viene raccontato come è il mondo, quello che succede nel frattempo e, alla fine, tutto quello che succede nel "poi". Abituata a leggere solo uno di questi momenti nei libri distopici, mi è sembrata una cosa altresì strana ma, devo dire la verità la cosa più strana in assoluto è stato il fatto di leggere un libro scritto 60 anni fa, con un linguaggio moderno. Credo per questo si debba ringraziare il traduttore della casa editrice L'Orma, che ha saputo usare termini attuali per spiegare, probabilmente, delle parole e delle frasi che erano più consone agli anni Quaranta. Quindi, trama perfetta, ritmo incalzante, ansia, tutta la gamma di sensazioni che si possono provare a leggere un libro di questo tipo, anche ingigantite dal momento particolare che stiamo vivendo, naturalmente ma, per una persona come me che mastica distopico come noccioline, trovare un romanzo che soddisfi tutte le richieste che si possono fare ad un genere così, beh, è da quasi cinque stellette.
Ho usato la parola "quasi" perché, se fino alla parte finale del libro, la mia idea era di dare il massimo dei voti, letta questa, sono scesa a più miti consigli perché ho trovato l'idea di base molto negativa. Negativa per un libro che, nella sua quasi interezza, aveva portato a credere ad un lieto fine possibile che, sì, c'è stato, ma non è sicuramente il lieto fine che una persona si potrebbe aspettare.
Molto realistico ne sono conscia, ma molto negativo e ne sono altrettanto conscia. E questa cosa mi ha un po' lasciata con un sentore di acidulo in bocca che non avrebbe dovuto esserci.
Niente toglie al fatto che il romanzo sia fantastico e che dovreste leggerlo tutti quanti per capire che la modernità non è sempre il bene e non è sempre il meglio per l'umanità e che vivete in simbiosi con la Natura può solo portare a cose belle.