Dettagli Recensione
Discesa agli inferi
Un enorme grattacielo nel cuore metropolitano a simboleggiare una piccola città, duemila abitanti incastonati nel cielo, tre classi sociali distinte secondo uno sviluppo verticale, un’ organizzazione vitale che insegue lo spazio, la luce ed i piaceri connessi ad una sfumata, sottile, forma di anonimato.
Il grattacielo è un’immensa macchina non collettiva ma individuale, un punto di arrivo per sfuggire ad ogni genere di rapporto.
I suoi abitanti rappresentano il nuovo modello esistenziale di fine secolo, caratterizzato dal rapido avvicendarsi delle conoscenze, dallo scarso coinvolgimento degli altri, dalla totale autosufficienza di una vita che, non avendo bisogno di nulla, non può patire delusioni.
Più’ la vita, li’ dentro, si fa arida ed anaffettiva, maggiori sono le possibilità offerte, a rappresentare il perfetto modello d una tecnologia espressione di una psicopatologia autenticamente libera.
Vivere qui richiede un comportamento acquiescente, controllato, forse anche un po’ folle, nel grattacielo uno psicotico si troverebbe a suo agio.
Vi risiedono un insieme apparentemente omogeneo di professionisti ad alto reddito strutturati in tre aree disunite ed ostili, con una distinzione sociale classica, qui potere, capitale, egoismo sono di casa.
Che cosa accadrebbe se un giorno, improvvisamente, questo status quo venisse azzerato e capovolto, se un blackout di alcune aree condominiali annullasse distinzioni e privilegi, se anarchia ed autarchia prendessero il sopravvento, in un realismo fatiscente e spudorato?
Nuovi equilibri, un caos organizzato, il tentativo di preservare la “ specie “ e una lotta senza confini per la sopravvivenza, scalando il grattacielo, difendendo i diritti acquisiti, scoperchiando tutto il marcio da sempre presente. Feste di ubriachi, risse, saccheggi negli appartamenti vuoti ed aggressione agli inquilini isolati.
Il blackout andrà espandendosi, rendendo la vita impossibile, un’ erosione lenta e costante, una valanga psicologica verso il basso, coinvolgendo direttamente gli inquilini dei piani alti, in un sovvertimento dove abbondano torture, atrocità, anarchia, una guerra di una civiltà dissolta, isolati dal mondo esterno divenuto un’oasi di pace, mentre qui imperano violenze notturne, pareti coperte di slogan, oscenità e liste di appartamenti da devastare.
La separazione del grattacielo dall’ esterno segnerà una nuova era, senza alcuna struttura sociale, con la dissoluzione dei clan, inscenando piccoli gruppi di assassini e cacciatori solitari.
Esso conserva un assetto immodificato, da’ ancora protezione e sicurezza, i suoi inquilini continuano a produrre grandi quantità di rifiuti, ma va affermandosi un nuovo ordine e tre ossessioni: sicurezza, cibo, sesso.
La sera il condominio si chiude in se stesso, buio e silenzioso, come se tutti oltrepassassero una zona di confine, la notte per sfuggire al terrore ci si rifugia nel proprio appartamento.
Si potrebbe affermare che qui la vita comincia ad assomigliare a quella del mondo esterno: le stesse crudeltà e violenze celate entro una serie di cortesi convenzioni e, paradossalmente, nella dissoluzione più estrema, la meta finale è la costituzione di un regno in cui gli impulsi devianti siano finalmente liberi di manifestarsi.
“ Il condominio “ presenta una visione dissolta e distopica di una società corrotta, marcia, amorale, un luogo costruito per l’ assenza dell’ uomo in sua presenza, esito della volontà onnipotente di colonizzare il cielo, mentre il bieco e maligno pettegolezzo demonizza gli inquilini dei piani superiori ed una nuova organizzazione individuale considera affetti, emozioni, preoccupazioni come mostri di insensibilità ed indifferenza.
In verità tutto e’ già presente nella premessa, un modello di socialità asociale pronta a rendere possibile l’ impossibile, a trasformarsi in un incubo, tratteggiando protagonisti diversamente uguali, scene paradossali e tragicomiche, un eccesso che ne è’ il limite estremo.