Dettagli Recensione
Distopia preveggente
«Niente è o è mai stato impensabile o impossibile per gli uomini, scrive von Hess.
Niente è impensabile per gli uomini nati dal pasticcio di cui sopra.»
Il Nazismo ha trionfato con tutti i suoi dogmi e le sue sfaccettature. Il mondo, circa Settecento anni dopo, è diviso in due domini: quello tedesco e quello dell’impero giapponese. Tra le tante imposizioni e i tanti paradossi, l’impero germanico si trova avviluppato ad un’assurda religione frutto dell’abolizione della memoria che trova fondamento nell’abbandono totale di ogni scienza, arte, tecnologia, forma di sviluppo, letteratura, filosofia o altro. Esiste solo un Dio e quello è Hitler. Quel che resta della società non è altro che una forma di feudalesimo mistico che ha trovato le sue ceneri nel passato per ergersi nel presente e nel futuro. Tuttavia, un barlume della memoria esiste ancora, non è stata dimenticata.
A far da portavoce, due uomini: Hermann, tedesco, e Alfred, inglese. Un’amicizia, la loro, che trova fondamento in un biennio trascorso da Hermann in Inghilterra. Qui aveva fatto l’addestramento militare con le truppe di occupazione, erano stati i più felici della sua non lunga esistenza se non altro dopo aver fatto conoscenza dell’amico, allora trentenne meccanico di terra in uno degli enormi aerodromi della piana di Salisbury. Mentre il tedesco adesso aveva circa venticinque anni, l’inglese non era mutato nel tempo e aveva mantenuto i suoi capelli ricci, corti, che non arrivavano alle spalle, i soliti occhi grigi tranquilli, franchi, e i modi disinvolti.
Tuttavia, qualcosa accade. Un gesto, una piccola discordia, la necessità di una redenzione e al contempo di una riaffermazione del dogma germanico. Ecco che scaturisce la violenza, gratuita. L’assistere ad un rapporto tra un uomo di fede germanica e una cristiana e oltretutto minore dei dodici anni, un crimine che necessita giustizia, che non può passare inosservato.
È da queste brevi premesse che si apre “La notte della svastica” opera pubblicata da Katharine Burdekin nel 1937 sotto lo pseudonimo di Murray Costantine. Si tratta di un libro preveggente che anticipa quello che poi sarebbe stata la dittatura nazista. Apparentemente, infatti, ci troviamo in una realtà distopica in cui il culto della maschilità riduce le donne alla mera funzione di riproduttrici della specie ariana. Sono pertanto chiuse nei ghetti della città, luoghi dove vivono rintanate nelle loro baracche per esser regolarmente stuprate per dare alla luce i figli dell’Impero nazista. Sui loro volti non esiste più umanità, non sono altro che masse informi di corpi sporchi e privati di capelli quali sinonimo di un regime totalitario e patriarcale. Il sesso femminile è semplicemente inferiore e tale deve restare. Questo vale anche per i cristiani a cui è seguita la cancellazione totale degli Ebrei dal pianeta. La conoscenza è un qualcosa di non ammesso, in questa dimensione.
È la triade formata da un libro, una foto e Alfred a rompere gli schemi. La curiosità di cui questo è proprio, mixata ad una determinazione radicata, metterà in crisi i pilastri ideologici del regime. A ciò si aggiungerà l’aiuto di Hermann e del Cavaliere Von Hesse.
Un romanzo che coinvolge e sconvolge, che ci porta a destabilizzanti riflessioni che mettono in dubbio tutte le nostre certezze. Un libro da leggere e rileggere e su cui riflettere e riflettere.