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1984 di George Orwell
 
1984 di George Orwell 2020-02-29 14:33:30 lalibreriadiciffa
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lalibreriadiciffa Opinione inserita da lalibreriadiciffa    29 Febbraio, 2020
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2 + 2 = 5

Ogni volta che le mie orecchie captano la parola” distopico”, il mio cervello si mette in moto, i peli delle braccia mi si rizzano e inizio a sbavare come il “cane di Pavlov” quando sentiva la campanella, che per lui significava cibo, ma per la sottoscritta significa che sto per leggere un libro che, so a priori, mi piacerà.
Cos’è il genere distopico?
La distopìa, o anche antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa è una descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro che, in contrapposizione all’utopia, presenta situazioni e sviluppi sociali, politici e tecnologici altamente negativi; in genere indica un’ipotetica società (spesso collocata nel futuro) nella quale alcune tendenze sociali, politiche e tecnologiche percepite come negative o pericolose sono portate al loro limite estremo. [fonte: Wikipedia]

È la storia di Winston Smith, apparatcik del Minver (Ministero della Verità, ossimoro, uno dei tanti di cui è infarcito il romanzo, per chiamare il ministero della propaganda) e del Partito Esterno di Oceania, una delle tre macro regioni in cui è suddiviso il mondo, dopo la terza guerra mondiale. Siamo, appunto, nell’anno 1984 a Londra, chiamata Pista Uno, capitale amministrativa decadente, brutta e abitata da una parte dai dirigenti del Partito e dall’altra dai reietti: i prolet. Tutta la vita delle persone viene controllata febbrilmente dagli apparati del Partito e della “persona” che comanda, ma che nessuno ha mai visto, Grande Fratello.
Big Brother is watchin’ you è una frase ormai entrata nell’immaginario di tutti, perché tramite dei grandi schermi posti ovunque, anche in casa propria, le persone vengono controllate e manipolate in tutto e per tutto. Se una persona osa contravvenire alle rigide leggi del Partito finisce vaporizzata e cancellata anche dal passato. Ma Winston non riesce a conformarsi e ha parecchi dubbi sul fatto che il Partito tenga la popolazione ignorante e di conseguenza, sottomessa.

Il libro è diviso in tre parti: nella prima Winston prende coscienza del suo rifiuto per il Grande Fratello, nella seconda siamo spettatori della storia d’amore che nasce tra Winston e Julia. Mentre nell’ultima, la più cruda e spaventosa, vengono raccontate le torture fisiche e psicologiche subite dai due amanti e la loro successiva conversione attraverso la sottile depravazione del Socing (dottrina politica del Partito). I fatti vengono raccontati in terza persona vista dal punto di vista del protagonista, infatti Orwell ricorre spesso al discorso indiretto.
Tutto romanzo è particolarmente preciso nella narrazione e nella cura dei dettagli, Orwell usa spesso flashback per far rivivere a Winston momenti importanti della sua infanzia. Tutto questo fa risultare la scrittura molto scorrevole, anche quando Orwell si sofferma a descrivere minuziosamente il Socing attribuendogli tutti i tratti peculiari di varie forme di dispotismo e populismo delle dittature, quali la propaganda politica (con l’uso incontrastato delle fake news, come diremmo oggi), il culto della personalità (il Grande Fratello), il controllo delle nascite e del pensiero.

Un’importante ruolo viene data all’ambientazione dell’opera: la capitale dell’Oceania è Londra. Una città squallida, sporca, costantemente bombardata, sempre più in rovina. Il riferimento al mondo reale è presente in tutto il romanzo e i riferimenti non molto velati, né nascosti alla Russia di Stalin sono costanti e fanno sì che l’opera debba essere vista non non solo come frutto della fantasia dello scrittore, ma come l’analisi e una lucida critica che sfocia nella denuncia ad un sistema politico privo di valori.
Uno degli aspetti più inquietanti raccontato nel romanzo è quello del potere occulto dei mass media, che oggi stiamo vivendo sulla nostra pelle e pensando che quando fu scritto, nel 1948, Orwell abbia immaginato una cosa che poi si verificherà davvero, fa venire i brividi. Un’altra cosa che fa venire i brividi è l’utilizzo distorto del linguaggio del Partito: il bispensiero, cioè la capacità di sostenere simultaneamente due opinioni in palese contraddizione tra loro e di accettarle entrambe come esatte, cosa non ancora accaduta nella realtà, almeno non su larga scala.

Questo libro, rimasto nella mia biblioteca per anni ad aspettare di essere letto, mi ha fatto tremare e impaurire, per la verità che racconta e per cui la regola del processo totalitario consiste nell’usare l’inganno consciamente e scientemente e nello stesso tempo mantenere una fermezza di propositi che dimostri una totale onestà: spacciare deliberate menzogne e credervi. Cosa che, purtroppo, inizio a riconoscere in molti discorsi di molti politicanti che mirano al potere. Solo al potere, come spiega nelle ultime pagine del libro O’Brien all’ormai “riadattato” Winston Smith.

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Il racconto dell'ancella
I testamenti
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Commenti

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Recensione molto accurata! Anche io ho questo libro in fervente attesa sullo scaffale digitale, desidero leggerlo da tanto tempo!
Complimenti per la recensione dettagliata e precisa, Alice.
Per me Orwell è un gigante.
Grazie mille.
Grazie. Non te ne pentirai.
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