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I libri saranno le nuove streghe.
Da buon ingegnere, terminata la lettura di questo romanzo, riflettevo su come la storia dell'uomo possa essere rappresentata efficacemente da una funzione sinusoidale: alti e bassi, buio e luce, splendore e decadenza, distruzione e rinascita che si alternano con un periodo di ampiezza secolare.
Sembra quasi che l'uomo sopperisca alla sua innata tendenza autodistruttiva, alimentata dalla congenita brama di potere e supremazia che scatena inevitabilmente guerre e disastri, con una altrettanto istintiva e tenace capacità di ricostruzione, alimentata dai sensi di colpa per il danno causato.
Come quando un bambino cerca di riparare il vaso rotto con la palla raccogliendo i cocci di quello che è rimasto.
Il problema è che l'uomo, così come il bambino con la palla, dimentica: perde memoria dei suoi errori, e delle relative conseguenze, e quindi continua a rompere per poi riparare, distrugge e ricostruisce. Cicli e ricicli della storia.
Fahrenheit 451 è un monito a non dimenticare. La memoria dei propri errori è l'unica difesa contro l'inesorabile propensione dell'uomo al proprio annientamento.
E Montag ora l'ha capito. Troppo tardi forse, ma in tempo per salvare almeno se stesso: adesso i suoi occhi vedono oltre quella cortina di fumo che avvolge l'intera società e che egli stesso ha contribuito ad alimentare, ubbidendo agli ordini di un sistema che ha lentamente corrotto e corroso la mente di uomini e donne sfruttando la tecnologia per renderli felici; una felicità illusoria, però, come quella indotta dalle droghe, che appaga i desideri più futili e reprime ogni possibile fonte di preoccupazione, di disagio, di incertezza. Inclusa anche la ragione e il pensiero.
Montag è un pompiere, ma nel suo mondo del futuro i pompieri non sedano il fuoco bensì lo appiccano, non placano le fiamme con estintori ma le nutrono con cherosene.
E bruciano libri. Perché i libri sono una minaccia per la stabilità del paese: i libri seminano dubbi, inducono al confronto e mettono in discussione le certezze facendole vacillare, creando così contrasti, divergenze, caos che sono le controindicazioni della libertà di opinione e di pensiero.
Quindi bruciano i libri per rendere gli uomini tutti uguali: "non tutti nati liberi ed uguali, come dice la Costituzione, ma tutti 'resi' uguali. Ogni uomo dev'essere l'immagine degli altri, perché allora tutti sono felici, non ci sono montagne che li fanno tremare, cime con cui devono confrontarsi. Ecco perché un libro è come un'arma carica nella casa del vicino. Brucialo, togli le munizioni dall'arma."
Ma senza uno scambio di idee ci sarebbe omologazione di cervelli, livellamento ed appiattimento culturale: non sarebbe più una società, ma 'una serie di tubi dove l'acqua entra da una parte ed esce dall'altra'.
E Montag l'ha capito. L'ha capito quando ha visto una donna lasciarsi bruciare con i libri nascosti nella sua casa:
"Nei libri dev'esserci qualcosa, non possiamo immaginare cosa, che spinge una donna a bruciare con la sua casa. Dev'essere così, non ti fai ardere vivo per niente."
L'ha capito quando ha conosciuto Clarisse, una ragazza che abitava vicino casa sua, e che gli ha insegnato ad aprire gli occhi, a guardare il mondo con attenzione, senza lasciarsi trascinare dalla massa che sfreccia lungo l'autostrada della propria vita senza sosta alcuna, bensì prendendosi il tempo necessario per ammirare lo spettacolo della natura, il movimento delle foglie in balia del vento o la rugiada di prima mattina.
"Riempiti gli occhi di cose meravigliose e vivi come se dovessi morire tra dieci secondi."
E l'ha capito osservando sua moglie Mildred, praticamente lobotomizzata come tutte le sua amiche, privata di ogni minima capacità critica tale da poter discernere il vero dal falso, ridotta ad uno stato semivegetale di totale dipendenza dalle voci artificiali che bombardano la sua mente giorno e notte creando il vuoto dove prima c'era massa cerebrale.
"Montag ricordò di aver pensato che se fosse morta, era sicuro che non avrebbe pianto. Sarebbbe stata la morte di una sconosciuta, una faccia vista per strada, una fotografia sul giornale, e a quel pensiero era scoppiato a piangere improvvisamente: non per la morte ma all'idea di non piangere la morte, uno stupido uomo al capezzale di una sciocca dalla testa vuota che il serpente affamato continua a svuotare."
Il romanzo di Ray Bradbury entra a pieno titolo tra i grandi classici della letteratura distopica, tra cui spicca anche 1984, il capolavoro di Orwell.
In entrambi i casi, sorge quasi spontaneo ammirare la notevole lungimiranza di questi autori e l'incredibile attualità delle loro storie: oggi non abbiamo ancora muri e pareti che ci parlano (ancora per poco forse) ma trascorriamo gran parte della nostra giornata con gli occhi fissi sullo schermo di un cellulare, interagiamo con esso molto più che con un essere umano, lasciandoci persino condizionare nelle nostre scelte e nel nostro stile di vita.
A pensarci bene, non siamo poi così distanti dal futuro di Bradbury.
"Prova a chiederti cosa vogliamo più di tutto, in questo paese: la felicità, non è vero? Non l'hai sentito ripetere tutta la vita? Voglio essere felice, dice la gente, e noi cerchiamo di fare in modo che lo sia. La teniamo occupata, la facciamo divertire. E' per questo che viviamo, no? Vogliamo il piacere, ci piace essere eccitati, e bisogna ammettere che la nostra cultura è prodiga di tutto questo."
E quando si perderanno di vista anche gli altri valori, quando tutto diventerà secondario, anzi peggio ostativo, alla ricerca della felicità, inizieremo anche noi a bruciare tutto.
"Quelli che non sono capaci di costruire finiscono per dar fuoco alle cose. E' una verità antica come la storia."
E come negarlo: si appiccavano roghi nel medioevo, si bruciano libri nel futuro di Fahrenheit 451.. i libri saranno le nuove streghe.. cicli e ricicli della storia.
Quando non ci sono più stimoli per l'intelletto sopravviene il buio, la paura del cambiamento, e la società permane in uno stato di decadenza spesso favorito dal potere che può cosi agire indisturbato, sopprimendo - bruciando - tutto ciò che potrebbe alterare lo status quo. Sino alla rivoluzione successiva, alla guerra che rasa tutto al suolo e, sulle macerie e sui morti, spiana la strada per la ricostruzione.
Perciò è importante non dimenticare.
"Quando ci chiederanno cosa facciamo, dobbiamo rispondere: Noi ricordiamo. E' così che vinceremo, alla fine. E un giorno ricorderemo a tal punto che costruiremo la più grande pala a vapore della storia e scaveremo la fossa più gigantesca di tutti i tempi: là seppelliremo la guerra e la ricopriremo."
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