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Biancaneve e i sette lupi mannari
"Winter" è il capitolo (quasi) finale della serie Cronache Lunari di Marissa Meyer; dico quasi perché è teoricamente seguito da una novella conclusiva presente nella raccolta "Star Above".
In questo volume la fiaba di partenza è Biancaneve, ma il romanzo ha l’arduo compito di portare a compimento gli avvenimenti della trama orizzontale, ovvero la lotta degli eroi protagonisti contro la regina Levana: questo va automaticamente ad accantonare la storia della principessa Winter che ottiene uno spazio decisamente più contenuto rispetto alle altre protagoniste della serie.
La storia riprende a qualche settimana dalla conclusione di “Cress", con il gruppo degli eroi a bordo della Rampion, intenti a pianificare una strategia per fermare le mire di conquista di Levana, mentre Scarlet è ancora rinchiusa nel serraglio lunare con Winter e il lupo Ryu come sola compagnia.
Il volume scorre un po' lentamente nei primi capitoli per poi accelerare decisamente nella parte conclusiva, dove il finale conclude la tetralogia in maniera convincente e, pur mantenendo fede al concetto dell'happy ending fiabesco, credibile. L'unico aspetto che mi ha lasciata perplessa è lo scontro tra Cinder e Levana (non ditemi che è spoiler, dai!), perché nel complesso è stata deludente rispetto al tanto hype creato e subito dopo c'è un salto temporale fin troppo repentino.
Promuovo invece la relazione tra Winter e Jacin: rispetto alle altre si basa su un sentimento duraturo e su anni di esperienze in comune, quindi risulta un'evoluzione spontanea della loro amicizia. Positivo anche che l'autrice si sia ricordata di alcuni personaggi secondari degli altri volumi per dar loro qui un meritato epilogo.
Ultimo appunto solitario: la traduzione italiana non sarebbe sgradevole se non venisse inserito continuamente -e a sproposito- il verbo accartocciarsi. Just... why?
Di seguito, vado ad analizzare (con SPOILER) i cinque motivi per i quali consiglio questa serie e i cinque per i quali invece lo sconsiglio.
PRO
1. IKO E JACIN
Il cast è ricco di personaggi, forse troppi dal momento che con “Cress” l'autrice si trova costretta a lasciarne qualcuno in panchina, ma tra i tanti la mia preferenza va all'androide Iko e alla guardia lunare Jacin.
Sin da “Cinder”, Iko si è dimostrata un personaggio originale e molto versatile: la vediamo sfruttare le sue abilità in quanto robot, ma anche regalarci parecchi comic reliefs che rendono la lettura più frizzante. Ho trovato sempre molto ben descritto il suo rapporto con Cinder,
«L’androide le prese il viso tra le mani. [...] -Te l’ho detto, farò qualsiasi cosa per proteggerti. E poi, se dovesse capitarmi qualcosa, so che tu saprai ripararmi.»
giustificato anche dalla sua natura robotica che la incita a rendersi sempre utile per il prossimo.
Caratterialmente opposto a Iko è invece il pragmatico Jacin, e lui mi ha colpita proprio perché nel gruppo dei protagonisti è il solo a mantenere una certa serietà; inoltre la sua determinazione a rimanere fedele nel proposito iniziale di proteggere Winter è a dir poco ammirevole, anche perché la loro è l'unica coppia nella serie a non essere nata grazie ad un insta-love (o allo stalking... ehm, Kai, ehm, Cress...) ma dopo un rapporto di amicizia consolidato negli anni.
2. RAPPRESENTAZIONE
Pur inciampando in qualche cliché, l'autrice si è impegnata per creare un cast molto variegato, con personaggi che rappresentano etnie ed estrazioni sociali estremamente diverse.
Il suo maggior merito è però nel descrivere la condizione dei cyborg, che sono semplicemente la traslazione in questo mondo futuristico delle persone con degli handicap fisici, ovviati in questo caso grazie alle protesi robotiche. La stessa Cinder fa parte di questa categoria, e pertanto decide di battersi per contrastare la discriminazione di cui i cyborg sono vittime; il discorso che fa nel finale di “Winter” ai capi di Stato è molto incisivo:
«Noi vogliamo semplicemente essere accettati, come chiunque altro. Per questo motivo, la mia prima richiesta è che tutte le leggi concernenti i cyborg vengano riprese in esame, affinché possiamo beneficiare dello stesso trattamento e degli stessi diritti fondamentali di chiunque altro.»
Trovo sicuramente positivo proporre una buona rappresentazione in una serie rivolta ad un pubblico giovane, così da non far sentire nessuno escluso.
3. AZIONE
In generale questi romanzi hanno un ritmo narrativo molto veloce, che sicuramente rendere la lettura rapida. Questa caratteristica si evidenzia soprattutto nelle molte scene d'azione, che risultano estremamente adrenaliniche ma riescono nel contempo a mantenere la necessaria chiarezza.
Pertanto, non si ha mai l'impressione di non sapere cosa stiano facendo i personaggi in scena, e questo non è affatto scontato perché molti romanzi SFF anche popolari ed amati propongono scene di combattimenti assolutamente incomprensibili.
4. AMICIZIA
Oltre alle scontatissime coppie (d'altronde, la base di partenza è quella delle fiabe!), sono presenti anche diversi legami di amicizia che libro dopo libro vanno ad includere tutti i protagonisti in un solo gruppo di eroi, in opposizione a Levana e i suoi sgherri.
Ho apprezzato moltissimo la lenta evoluzione di queste amicizie ed il modo naturale in cui vanno a formarsi anche tra personaggi molto diversi tra loro e, ad una prima occhiata, quasi incompatibili.
5. RETELLING
Il modo in cui le fiabe sono state riscritte mi ha colpita da subito in modo assolutamente positivo. La Meyer è stata abilissima nell'adattare gli elementi delle storie popolari a questo universo narrativo avanguardistico.
Ed ecco quindi come la scarpetta persa da Cenerentola si trasforma nel piccolo piede robotico che si stacca dalla gamba di Cinder durante il Ballo della Pace, e il travestimento del lupo in Cappuccetto Rosso viene reso grazie al Dono Lunare di un Taumaturgo che manipola la vista di Scarlet:
«Scarlet balzò via [...] fissando la nonna. I familiari capelli spettinati sempre raccolti in una treccia obliqua. Gli occhi conosciuti, che si facevano più freddi mentre la guardava. Si facevano più ampi.»
Tra tutti, forse “Winter” è quello che si scorsa un po' di più dalla fiaba originale, anche per adattarsi alle esigenze della trama orizzontale, ma senza dimenticare la mela avvelenata qui resa da dei golosi confetti:
«Scoprì due lucidi confetti alla mela verde che sembravano appena usciti dalla vetrina del pasticciere.»
E come il racconto popolare ci insegna, la matrigna travestita addenta il confetto normale, lasciando a Winter quello infetto dalla letumosi. Chapeau.
CONTRO
1. KAI E CRESS
Per due personaggi preferiti, due devono essere anche i personaggi più fastidiosi, e nel mio caso si tratta dell'imperatore Kaito e dell'hacker Crescent Moon.
Kai si rivela fin dai primi volumi un completo inetto, anche se in teoria ha passato tutta la vita a prepararsi al ruolo di futuro imperatore:
«[...] Kai si rese conto di quanto fosse stupida la sua domanda. Lui, l’imperatore, non aveva idea di quello che succedeva nel suo paese.»
Forse con la scusa della giovane età, l'autrice gli fa pronunciare alcune battute a dir poco fuori luogo visto il contesto drammatico in cui si trova,
«Kai unì le mani. -Giusto. Si tratta di quella in cui una regina dominatrice fa i capricci e minaccia guerra ogni volta che non ottiene ciò che vuole? Quella relazione?»
infatti anche con il padre moribondo, un Paese attanagliato dalla letumosi e le costanti minacce della regina lunare, i suoi pensieri si mantengono sempre piuttosto frivoli.
«Ma quelle vittorie sarebbero arrivate a fronte di una vita intera fatta di balli e celebrazioni al fianco di Levana, [...] la sua morte prematura avrebbe almeno potuto risparmiargli troppe penose feste danzanti.»
Ciò che personalmente mi ha più infastidito è stata però la sua forzatissima storia d'amore con Cinder; anche lei ha i suoi problemi (diciamoci la verità, è una Mary Sue fatta e finita), ma questo non scusa Kai per il corteggiamento assillante in cui si diletta in “Cinder” e per la sua gelosia immotivata in “Scarlet”,
«Kai si riavvicinò alla scrivania, notando che il profilo del fuggitivo era comparso sullo schermo. Il suo cipiglio si accentuò. Forse non era pericoloso, ma era giovane e indiscutibilmente bello. [...] Kai lo odiò all’istante.»
Anche Cress ha delle tendenze da stalker, mascherate alla meglio dalla Meyer con dei comportamenti da fangirl che dovrebbero accattivarsi le simpatie delle lettrici. Immediatamente leggiamo del modo distorto in cui lei vede il genere maschile,
«Accanto a lui [Wolf], Cress si sentiva piccola e vulnerabile come un uccellino, ma anche protetta.»
di conseguenza, la sua storia va a proporre tutti i cliché del genere romance, cominciando dal cattivo ragazzo incompreso che solo la protagonista speciale potrà redimere,
«Carswell Thorne non era un furfante senza scrupoli. Se qualcuno si fosse preso la briga di conoscerlo meglio, si sarebbe trovato di fronte un uomo compassionevole e galante.»
e continuando con i classici piagnistei della ragazza semplice-ma-unica che si strugge per il suo bello,
«Il capitano Thorne, con tutta la sua sicurezza e la sua esperienza del mondo, non avrebbe mai potuto essere rapito da una ragazza banale e goffa come lei.»
Diciamo che al giorno d'oggi questi stereotipi dovrebbero anche essere largamente superati.
La costruzione del personaggio di Cress ha anche un altro problema; mentre Kai è palesemente un incompetente, lei sfida le leggi del realismo e a soli nove anni diventa l'hacker di punta nello spionaggio lunare:
«She had learned the language of computers and network and she had learned the language of letters and sounds and she had done it all on her own.»
Tutto questo senza uno straccio di formazione, anzi in un ambiente che cerca di mantenere i Gusci come lei completamente ignoranti.
2. ANTAGONISTI
Se i protagonisti della serie (con qualche eccezione) mi hanno convinta, lo stesso non si può dire degli antagonisti. Ad esclusione di Levana, mancano di motivazioni forti per giustificale le loro azioni malvagie,
«A differenza dei civili, [le guardie] indossavano delle mascherine protettive che coprivano il naso e la bocca.»
ed in generale compiono delle azioni al limite della stupidità: l'esempio più lampante è la decisione di Sybil di far precipitare il satellite di Cress, svelando così ai terresti la presenza della flotta lunare.
Mi ha fatto sbellicare anche la descrizione delle telecamere lunari, perché quelle esterne non registrano l'audio,
«-Ci sono tre telecamere in questa piazza. [...] Nessuna è dotata di un sistema audio, [...].»
e quelle interne al buio diventano inservibili,
«Le luci spente avrebbero dovuto facilitarle il compito? Avrebbero dovuto aiutarla? Come faceva a...
Oh. Le telecamere.»
Tra androidi e navi spaziali mi aspettavo per lo meno che i cattivi avessero le telecamere con gli infrarossi!
Per quanto riguarda Levana, pur avendo un'intera novella dedicata all'evoluzione del personaggio, non ho provato un grammo di empatia per le sue azioni, così come i vari taumaturghi. Salverei soltanto Adri che per lo meno ha dei sentimenti condivisibili.
3. TRAMA
Tutta la serie pecca di ingenuità, e anche i personaggi adulti mostrano dei comportamenti estremamente infantili. Nella trama si riscontra la stessa pochezza, tanto che ogni svolta narrativa è prevedibile con pagine e pagine di anticipo.
Non paga di aver delineato una trama scontata, la Meyer si diletta speso e volentieri nell'anticipare al lettore i twist futuri; una scena ad esempio: prima viene mostrato Wolf che esce correndo dalla casa della madre per seguire qualcosa che ha fiutato, poi Scarlet vede un uomo che si avventa su Winter... chi sarà mai questo misterioso individuo?
4. CRONACHE STELLARI?
A parte le innovazioni tecnologiche, il mondo immaginato dalla Meyer limita l'esplorazione spaziale alla colonia sulla Luna (solo nel racconto “The Little Android” si accenna casualmente a dei viaggi fino a Giove). Premesso ciò, non si spiegano minimamente le tantissime esclamazioni “stellari” che ci regalano i personaggi, come “Per tutte le stelle!”, “Sacre stelle!”, “Siano lodate le stelle!” o ancora “Grazie stelle!”.
Sempre pensando che l'umanità non si è spinta più in là del suo satellite, sono rimasta molto perplessa a sentir parlare di galassia,
«To make Artemisia the most beautiful and enviable city in the GALAXY.»
o addirittura di ciò che è al di là della nostra Via Lattea,
«[Kai] Urlava e minacciava Levana con tutte le leggi relative al DIRITTO INTERGALATTICO cui riusciva a pensare.»
«[Linh Cinder] è accusata dei seguenti crimini: [...], interferenza negli AFFARI INTERGALATTICI, [...].»
Ovviamente si può obbiettare che l'intento dell'autrice fosse ironico, ma queste frasi sono presenti anche in situazioni serie e formali, quindi ne dubito.
5. LUNARI E GUSCI
Seppur il Dono Lunare sia un'ottima trovata per giustificare gli aspetti fantastici delle fiabe, ho avuto l'impressione che questo elemento abbia subito delle variazione del corso della serie. Prima sembra che possa influire solo sulla percezione visiva, come nel caso della bellezza esagerata di Levana, poi il potere viene esteso al controllo del corpo altrui, come fanno i taumaturghi.
A seconda delle necessità della storia, il Dono colpisce poi anche i pensieri e, in “Cress”, perfino le emozioni delle persone. Ho trovato un po' eccessivo questo aumento dei poteri lunari, anche perché le origini stesse dei lunari sono parecchio discutibili (gli Stati terrestri hanno finanziato la creazione della colonia, ma poi quando i Blackburn prendono il potere con un colpo di Stato dittatoriale non fanno nulla?).
D'altro canto abbiamo i Gusci che sembrano essere un involuzione dei lunari, ma perché allora sono diversi dai terrestri? specie se si pensa a Luc e Scarlet (in parte terresti in parte lunari) che sono in tutto e per tutto dei terrestri.
Collegata ai Gusci abbiamo poi un'altra scena surreale: i bambini senza Dono Lunari vengono prelevati da neonati,
«-Poi, quando nascesti, scoprimmo che eri un Guscio. [...] E poi venne Sybil, e io la pregai... la supplicai di non portarti via, ma non ci fu nulla... Si rifiutò di... e pensavo che tu fossi morta.»
e nonostante ciò uno dei compagni di Cress le chiede di contattare la sua famiglia d'origine. Questo serve a mostrarci ancora una volta l'abilità di Cress come hacker autodidatta, ma è irrealistico perché il bambino non dovrebbe avere nessun ricordo dei suoi genitori.