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Casa dolce casa....
Questo libro è corrosione ed erosione. L'incipit è destabilizzante, con il professor Laing che sta mangiando carne di cane.... Per Ballard gli aggettivi certo non mancano: surreale, feroce, distopico, violento, grottesco, barbarico, allucinatorio, orrorifico, disturbante.... Questo tipo di letteratura e di vera e propria filosofia del vivere o la si ama o la si odia. E' legittimo chiedersi se la visione dell'opera di questo autore, presa in toto, abbia un filo conduttore comune. Effettivamente l'estremizzare è funzionale sempre e comunque ad un'idea di fondo che vede l'uomo inevitabilmente preda di un regresso prima che fisico etico. In questo romanzo feroce si descrive e si segue passo dopo passo il progressivo imbarbarimento degli inquilini di un condomino elitario, esempio di evoluzione tecnologica riservata a pochi, ma bene presto trasformatasi in sublimazione negativa di tutte le schizofrenie umane. Si descrivono due piani distinti: l'esterno, ove la massa residente si reca per andare a lavorare, e l'interno, il condominio di mille alloggi, ove pian piano gli abitanti si ritirano come in una prigione volontaria, e all'interno del quale si svolgono feste degenerate in sabba, abusi di ogni genere e violenze sempre più efferate sino all'omicidio. Tre personaggi principali si muovono in questo contesto: Richard Wilder (atletico pseudo regista televisivo), Robert Laing (professore di medicina) e Anthony Royal (anziano architetto progettista dell’edificio). Ciascuno di essi rappresenta una classe sociale differente, con una graduale importanza , a seconda del piano occupato. Il primo anela a salire sino all'ultimo piano, il secondo cerca stabilità nel mezzo, il terzo è al vertice e si abbandona ad un misticismo al quale si aggrappa anche quando gli eventi drammatici consiglierebbero di abbandonare lo stabile. Nel narrato tutti i confort che il grattacielo fornisce (piscina, centro commerciale, ascensori ad alta velocità, scuola materna, giardino pensile etc…) divengono luoghi di regressione primitiva e violenta. La struttura del grattacielo inizialmente presenta confini: i primi nove piani sono occupati dal “proletariato” (tecnici, operai specializzati..) dai quali inzia una sorta di rivolta. Dal decimo piano alla piscina e alla terrazza-ristorante del trentacinquesimo abbiamo la “borghesia” costituita da membri delle professioni, accentratori e egoisti ma relativamente tranquilli: medici e avvocati ecc.. Sopra la medio alta borghesia si trovano i residenti elitari, i “nobili” capitantati dall'architetto artefice: una classe superiore costituita da una ristretta oligarchia di piccoli magnati e imprenditori. Gradualmente si acuiscono antagonismi bellicosi e violenti tra gli appartenenti alle diverse classi sociali. Questi scontri provocano un blocco elettrico di quindici minuti che fa esplodere alterchi, furti e violenze di ogni tipo e sempre più tribali. Il grattacielo diviene preda di prepotenze e prepotenti, e si instaura velocemente la legge del più forte. Delitti, sopraffazioni, sabotaggi mirati agli ascensori per impedirne l'uso divengono quotidianità. Gli abitanti distruggono mobili e creano con essi barricate integrate concumuli di rifiuti. La mancanza di cibo e acqua spinge fino al cannibalismo e gruppi di facinorosi si spingono a organizzare spedizioni punitive. Il condominio vede infine gruppi assurti a veri clan tribali che cercano la conquista dell’edificio con morbosità collettiva. Il romanzo rimane “aperto”, e come detto inizialmente crea disagio e pone un quesito che ogni lettore deve personalmente affrontare: ci troviamo di fronte ad un genio o ad un provocatore? Personalmente penso ad entrambi....
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Commenti
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C'è un filone post-apocalittico "materiale", nella science fiction, ma non un post-apocalittico "morale"... forse "Il condominio" (in questo secondo, immaginario filone) ci si iscriverebbe appieno...
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Potrebbe piacermi. Sono una delle poche persone qui che apprezza Houellebecq . Potrebbero essere simili.