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Questo matrimonio interplanetario non s'ha da fare
“Cress” di Marissa Meyer è il terzo volume in questa serie dedicata alla riscrittura in chiave futuristica di alcune fiabe popolari; in questo capitolo la fiaba prescelta è quella di Raperonzolo.
La storia riprendere pochi giorni dopo la fine di “Scarlet”, con il gruppo dei protagonisti impegnato in attività imprescindibili per la salvezza del pianeta, come giocare a carte o ideare piani di un'ingenuità imbarazzante, a detta mia e -fonte ben più autorevole!- del caro dottor Erland. I nostri eroi vengono quindi contattati da quella che sarà la protagonista principale del volume, ovvero l'hacker Cress che si trova rinchiusa su un satellite in orbita attorno alla Terra: salvarla sarà solo l'inizio di una serie di nuove avventure.
Avevo delle aspettative abbastanza alte per questo libro, che sembra essere considerato un po' da tutti il migliore della tetralogia, ma purtroppo ho visto riconfermati tutti i problemi dei capitoli precedenti. La trama è assolutamente prevedibile, nonché priva di reali momenti di tensione perché tutti i misteri che rallentano l'avanzamento della storia sono degni di una commedia degli equivoci; inoltre, con l'introduzione di così tanti personaggi, l'autrice deve aver capito di non poterli gestire tutti ed ha deciso di metterne un paio fuori gioco per facilitarsi le cose.
I principali problemi li ho però riscontrati nella caratterizzazione dei personaggi stessi: gli unici che mi sento di salvare per ora sono Cinder e Iko, Scarlet e Wolf (non pervenuti), Winter e Jacin (ottima impressione iniziale), mentre sono ancora perplessa dalla mancanza di spazio e motivazioni concrete di cui soffre Levana, che dovrebbe invece essere più presente in quanto antagonista principale. A dispetto delle mie funeste previsioni, Thorne mi ha infastidito solo a tratti e nel complesso credo sia migliorato dallo scorso libro. La vera delusione sono state Cress e Sybil, novella Madre Gothel.
La taumaturga compie delle azioni incredibilmente stupide e si rivela nel complesso un'antagonista scadente, mentre la nostra nuova eroina è caratterizzata in modo davvero assurdo: avrei potuto accettare i suoi continui piagnucolii (dopo Cinder e Scarlet è stato difficile accettare una protagonista così fastidiosa!), ma non riesco davvero a credere che una bambina di soli nove anni e ancor peggio autodidatta sia talmente brava da diventare la sola ed indispensabile hacker della corte lunare e possa aver vissuto in isolamento per sette anni senza alcuna ripercussione psicologica, tranne diventare una groupie. Per tacere delle sue riflessioni nei confronti degli altri personaggi, specialmente i ragazzi che vede tutti come bellissimi eroi, tanto che perfino nei momenti peggiori Thorne viene descritto come «un rottame, con la barba ispida e la sabbia nei capelli».
Ah, sì! c'è anche Kai... trasformato per l'occasione in un Enzo Miccio con gli occhi a mandorla e, come al solito, circondato da beoti peggiori di lui! Dirò soltanto che l'unica proposta intelligente per la sua sicurezza personale non viene da un consigliere o da un ministro ma dalla sua wedding planner.
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