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I testamenti
 
I testamenti 2019-10-03 14:44:54 68
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    03 Ottobre, 2019
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Credibilità artefatta



In “ I testamenti “ è previsto il recupero di trama e sentimenti lanciati nella espressione primaria ( “ Il racconto dell’ ancella “ scritto ben 35 anni fa ), nello specifico il senso di terrore, ansia, intollerabile presenza, il vuoto e l’ angoscia vissuta dall’ ancella all’ interno dell’ inquietante stato maschilista e fondamentalista di Gilead che ha soppiantato gli Stati Uniti azzerando e cambiando la Storia, umiliando l’ universo femminile, confinato a semplice contenitore di vite ( le ancelle ), collaboratrici domestiche ( le Marte ), figure interscambiabili ( le Mogli ), guide spirituali, perfide ricattatrici ed abili manipolatrici ( le Zie ).
Il presente, siamo alla fine del ventiduesimo secolo, rivela tessere di un puzzle complesso, un manoscritto noto come Documento olografo di Ardua Hall e due documenti definiti come la trascrizione delle testimonianze di due giovani donne, oltre ad una terza prova, una iscrizione su una statua che rivelerebbe l’ autenticità delle due trascrizioni.
Il tema trattato riguarda un chiarimento sul destino di Difred, l’ ancella evasa e la sorte futura di Gilead, tirannia teologica ormai estinta che ha lasciato poche tracce di se’.
Il racconto prevede tre voci, interne ed esterne allo Stato. Una è quella di Zia Lydia, intenta a scrivere un manoscritto da lasciare ai posteri all’ interno della libreria dei libri proibiti ( se qualche lettore un giorno, forse, volesse conoscere la verità) in cui sviscerare la propria storia e quel desiderio di vendetta mascherato nel presente da un ruolo pedagogico e politico acquisito dopo anni, da una leadership riconosciuta, negli occhi il terrore e la frustrazione per le atroci ingiustizie subite, quando era un giudice del tribunale dei minori, prima di essere arrestata e torturata .
E poi due giovani donne, una cresciuta all’ interno del Regno ( Agnes Jemina ) dove ciascuno ha un proprio ruolo e servizio, sottoposta a rigide regole escludenti, tra violenza, analfabetismo e rassegnazione, l’ altra ( Nicole ) adottata ed educata all’esterno in quello che resta della civiltà, secondo principi libertari e ugualitari.
Poi, improvvisamente, tutto cambia, si mischiano le carte, passato e presente imbrattati di menzogna, il futuro un desiderio di verità, dopo un rapimento per scopi più grandi, indottrinamento psicologico, finzione, preparazione ad una vita diversa, fuga da un matrimonio programmato e da una morte sicura, ed una vicinanza inaspettata dopo rivelazioni sconcertanti, con una inversione di rotta ed un viaggio per vendetta ( altrui ), senso di giustizia ( proprio ed altrui ), riavvicinamento ai propri cari ( proprio).
Difficile trasmettere una chiara e completa versione degli accadimenti, tra sbalzi temporali, ipotesi, pezzi di storia, ricostruzioni monche, verità distorte, menzogne, personalizzazioni, con il dubbio permanente sulla autenticità delle fonti.
Di certo rimangono il racconto e le sue vicende, molto più romanzate rispetto al precedente, con l’ impressione che la forza espressiva del testo, nei significati e nelle emozioni dei protagonisti, sia piuttosto fragile e poco includente.
Quale la valenza del testo rapportato al presente? Come possiamo ritenere che, dopo così tanti anni e mutamenti, nel romanzo tutto resti inalterato, le stesse idee ed inasprimenti, tirannia e violenza, un delirio accecante, una ideologia fondamentalista accettata come fede e legge assoluta, un ruolo femminile cancellato e sepolto da un lato, con attributi maschili dall’ altro ( decisamente attuali ) , immagine distopica di un mondo che non esiste più nelle sue fondamenta e che presenta resti già appartenenti ad un passato sepolto da tempo?
Certo, trattasi di finzione, un ritorno per chiarire e proseguire la storia, ma i tempi cambiano ed i messaggi anche.
Trattando l’ aspetto puramente contenutistico, il respiro del primo romanzo trasmetteva un concetto inquietante, un’ apnea di sensazioni occludenti, un viaggio nell’ impossibile, una rappresentazione distopica con vista sul reale.
Oggi in “ I testamenti “, tutto ciò non si avverte, rimane un’ oscura presenza sacrificata alla necessità di una storia e chissà a cos’ altro ( ?? ), con personaggi ben definiti ma poco credibili, intrecci romanzati ma poco “ reali “, un complesso di pregi e vizi umani dell’ oggi trattati nella propria interezza ma privi di consistenza.
Leggiamo una trama scorrevole e ben costruita, dotata di precise puntualizzazioni, dialoghi umanizzati, tiepide rappresentazioni di se’, scenette vestite di orrore, con la sensazione che, ahimè, tutto sia ben rappresentato, ma manchi di essenza, proprio ciò che diede voce a “ Il racconto dell’ ancella “, incresciosa e claustrofobica rappresentazione ed apnea del profondo all’interno di un’ anima viva e pulsante.

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Commenti

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Ciao, io sto leggendo ora i testamenti e ho letto la tua recensione. L'ho quasi terminato, poi se ti va puoi leggere anche la mia opinione. Non sono completamente d'accordo con quello che ne pensi tu del romanzo ma su alcuni punti credo che invece andiamo d'accordo, di sicuro questo libro rispetto al racconto dell'ancella e molto più romanzato, io ci vedo un pizzico di influenza della serie tv..meno Atwoodiano del solito.
Gianni, molto utile la tua recensione : non ho letto nulla della celebre autrice, e non saprei da dove cominciare. Questo libro mi risulta quindi da scartare, come non mi attrae per nulla "Il racconto dell'ancella, benché piuttosto lodato.
Ovviamente sono benvenuti eventuali suggerimenti.
In risposta ad un precedente commento
68
06 Ottobre, 2019
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Ciao Emilio, “ Il racconto dell’ ancella “ possiede un certo respiro qui inesistente, la migliore produzione della scrittrice, a mio avviso, “ L’ assassino cieco “ e “ L’ altra Grace “, romanzi diversi ma sovrapponibili,spezzoni di storie incastrate ed incompiute, ed un’ analisi dei personaggi vissuta dal proprio interno
Grazie, Gianni, per il suggerimento.
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