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Lui è tornato
 
Lui è tornato 2019-07-19 09:23:26 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    19 Luglio, 2019
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Hitler alla conquista della TV (non polacca)

“Lui è tornato” è un romanzo umoristico, costellato da frequenti devianze nella satira pura; scritto nel 2012 dal tedesco Timur Vermes, il libro ha riscosso un tale successo da essere stato adattato tre anni più tardi nel film omonimo.
Come suggeriscono titolo e copertina, questo romanzo ipotizza il ritorno di Adolf Hitler nella Germania dei giorni nostri; il dittatore si risveglia come da un lungo sonno in un prato incolto della capitale tedesca, senza alcun ricordo degli ultimi settant'anni, come se fosse stato trasportato per magia nel presente dal momento del suo suicidio.
La trama si sviluppa tra una serie interminabile di momenti esilaranti, con il Führer che è costretto dalla nuova situazione ad adattarsi alla realtà contemporanea, ben diversa da quella a cui era abituato. Eccolo quindi intento a scoprire incredibili invenzioni -dagli smartphone ai rasoi con un imprecisato numero di lame-, spesso travisando ciò che vede, come in queste riflessioni sugli abiti indossati da un paio di ragazzi:

«Il patrimonio genetico di questa famiglia non era assolutamente da sottovalutare; i due ragazzi indossavano i vestiti smessi dai fratelli che erano ancora più alti di loro: dei veri giganti. Camicie grandi come lenzuola, pantaloni incredibilmente larghi.»

Dopo un inizio incerto, il redivivo Hitler riesce a farsi assumere in una casa di produzione, che lo scambia per un talentuoso imitatore, ed ottiene in breve tempo un successo incredibile grazie ai suoi video virali su YouTube.
Genere e spunto narrativo possono ricordare forse “A volte ritorno” di John Niven dove anche Gesù cercava di ottenere un pubblico al quale trasmettere il suo messaggio grazie ad un programma televisivo, ma in questo romanzo ci troviamo di fronte a tematiche ben diverse. Innanzitutto, Vermes ha svolto un eccezionale lavoro di ricerca, grazie al quale la suggestione di leggere i pensieri reali di Hitler si mantiene sempre attiva; per contro gli altri personaggi sono purtroppo relegati a dei ruoli marginali o macchiettistici. Il Führer è il solo protagonista incontrastato, pronto ad elargire la sua opinione su qualsivoglia argomento, infatti il romanzo risulta strutturato al fine di trattare uno specifico tema in ogni capitolo.
Il peculiare POV influenza ovviamente anche lo stile del testo, dove non mancano delle espressioni e dei termini d'altri tempi; uno dei molti esempi lo si può trovare in questo pensiero che Hitler elabora mentre scopre la frivolezza dei programmi TV della mattina:

«La situazione odierna doveva essere davvero terribile, se il popolo veniva esposto ai raggi di una musa leggera come l'elio già al mattino!»

Nella maggior parte dei casi però il dittatore non rinnega la modernità, anzi è desideroso di apprendere e fare nuove esperienze. Inoltre, le consuetudini contemporanee gli danno degli spunti su come le avrebbe potute sfruttare a suo tempo: guardando i notiziari televisivi, con annunci e pubblicità in sovrimpressione, ci dice che:

«D'un tratto, però, ebbi un'ispirazione: quella sorta di follia organizzata era un raffinato trucco propagandistico. Il popolo non deve scoraggiarsi nemmeno di fronte alle notizie più terribili [...] Approvai e annuii con forza. Con una simile tecnica, ai miei tempi, avrei potuto comunicare al popolo molti avvenimenti nefasti come fossero bagatelle.»

Purtroppo anche l'umorismo ha dei limiti, in questo particolare caso la maggior parte dei riferimenti alla politica tedesca contemporanea sono difficili da cogliere, e poco aiutano le note del traduttore. Inoltre sono presenti alcune scene nelle quali la comicità appare molto forzata, come quando Hitler parla direttamente al televisore

«-Non si può dire davvero che siano stati compiuti molti passi avanti-, dissi rivolto al giornalista [nel programma TV], con tono di rimprovero. Poi gli promisi che sarei ripassato più tardi per vedere se la situazione si era evoluta.»

«Rivolgendomi all'apparecchio, dissi forte che il posto giusto per quella masnada di falliti era il lager.»

si tratta di un apparecchio che lui conosce bene, come è possibile che pensi di poter comunicare con le persone nello schermo?
Per ribadire l'impegno di Vermes nella stesura di questo romanzo, basta dare un'occhiata alle sue note a fondo volume -che personalmente vi consiglio di leggere di volta in volta, dopo ogni capitolo. Anche qui l'autore non rinuncia alla sua vena satirica

«Il suo nome non era Stalin, ma si faceva chiamare così. Uccise una gran quantità di gente, ma in base ad alcuni principi. Il giudizio di Hitler su di lui: “Stalin è un bestia, ma per lo meno è di un certo livello”.»

ma al contempo fornisce al lettore delle informazioni storiche molto interessanti ed istruttive, che possono aiutare ad inquadrare in modo più oggettivo il personaggio dal lui scritto.

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Mi da l'impressione di un libro fortemente commerciale e con un personaggio già costruito dotato da una sua fama indipendente e che "vende". Anche dalle citazioni scelte il livello sembra alquanto scarso, poca intelligenza e originalità ma in compenso molta furbizia.
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