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Vox 2019-06-20 12:22:13 Gabriele
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Opinione inserita da Gabriele    20 Giugno, 2019

Lo studente si impegna ma potrebbe fare di più

Comincio subito col far notare i diversi punti in comune fra questo romanzo e “Il racconto dell’ancella”.
- anzitutto il rapido passaggio – e sempre per motivi politico/religiosi – verso la schiavizzazione della donna. In questo caso la condanna al limite di cento parole al giorno tramite braccialetto con tanto di scossa elettrica al superamento del limite, mentre nell’”Ancella” questo tipo di controllo non era necessario, essendo la società stessa più che sufficiente al bisogno;
- esiste anche qui una rete di resistenza, ma con una differenza nella sua finalità: mentre nell’”Ancella” la Resistenza ha lo scopo principale di favorire la fuga dal Paese, in “Vox” si tratta di estirpare il male alla radice, cioè cercare di eliminare chi sta al potere;
- anche qui i maschietti ci fanno una magra figura, in generale, ma sono molto più ben disposti a dare una mano (e oltre agli americani, anche gli italiani!);
- scrittura in prima persona, con notevoli interventi introspettivi


Le differenze:
- lieto fine dietro l’angolo in ”Vox”, mentre nell’”Ancella” si può solo supporre ragionevolmente che Difred abbia riconquistato la libertà;
- qualche rara scena un po’ movimentata che nell’”Ancella” manca del tutto, ma non sorprende più di tanto, visto che in generale un’autrice tende più a evitarle, rispetto all’autore maschio. In generale.
- anche qui Jean – come Difred – trova un altro partner (a quanto pare per la serie “italians do it better”) e il maritozzo, becco e non molto contento à si sacrifica per il bene comune.

Difetti:
- alcuni deus ex machina non proprio inaspettati ma necessari per mettere tutti i pezzi al loro posto e arrivare al lieto fine (ma non ve li dico perché non vi rovino la lettura). Però Poe lo preferivo davvero cattivo (ecco, ne ho detto uno) e il Presidente e i suoi compari li facevo più scaltri (e ne ho detto un altro!).
Il lieto fine stempera il pregresso facendolo assomigliare a una specie di prova dolorosa ma necessaria, e penso che questo sia stato fatto per obbedire a leggi di mercato (non deludere chi, dopo trecento e passa pagine vuole che tutti vivano felici e contenti).
In questo senso Christina Dalcher avrebbe potuto osare un po’ di più: intendo dire che se una situazione simile diventasse reale difficilmente ci sarebbe un lieto fine…




Detto questo, il mio parere potrebbe sembrare negativo, ma non lo è: direi piuttosto che “Vox” completa, sia pure da un punto di vista differente, il discorso iniziato con l’”Ancella” e non escludo che la Dalcher l’abbia letto rimanendone fortemente influenzata.
Non lo vedo ad ogni modo un plagio o una scopiazzatura, quanto una diversa e interessante interpretazione che sistema altri pezzi del mosaico.
Infine, fra le righe troviamo non troppo velate allusioni a personaggi attualmente viventi e incitamenti a non sottovalutare – come aveva fatto Jean all’inizio – certi cambiamenti che potrebbero avere conseguenze estreme.

E infine la mia personalissima opinione:

Idea: Originale e ben sviluppata, almeno per le prime trecento pagine.
Stile: scorrevole e mai pedante, anche se a volte qualche tecnicismo in meno non avrebbe guastato.
Trama: tiene e – nonostante le soluzioni deludenti di cui dicevo prima – non mi è sembrata mai fuori della logica del romanzo. Solo – come detto sopra – il finale positivo per quanto bene accetto, mi pare assai poco probabile, in particolare per la soluzione adottata.
Contenuto: ben sviluppato il discorso sulla condizione femminile in questo ipotetico futuro (peraltro talmente vicino a noi al punto che questo si può considerare un romanzo distopico).
Personaggi: ben delineati e in generale coerenti con i propri obiettivi. La vera sorpresa è Patrick, che non è proprio quel che pareva (Lorenzo è abbastanza prevedibile, essendo per Jean l’immagine dell’uomo ideale). Morgan invece, è monolitico e si comporta proprio come ci si aspetta che faccia.
Come si legge: scorrevole e piacevole. Non ho trovato veramente dei punti di stanca. Si ha l’impressione di avere di fronte qualcuno che sta raccontando la sua storia.
Acquisto consigliato: sì. Anche se “Il racconto dell’ancella” è di ben altra pasta.

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