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La grande farsa
Quando mi soffermo a leggere le trame dei libri di Philip K. Dick, non posso fare a meno di pensare alla sua testa come a un’immensa fucina di idee originali. Certo, alcuni temi, ambientazioni e contesti si somigliano tra loro, ma in ognuno dei suoi scritti ci sono idee uniche che nessun altro autore del suo tempo riusciva neanche lontanamente a partorire. Non è un caso che, negli ultimi anni, dalle idee di questo autore nascano sempre più romanzi, ma anche serie televisive e pellicole cinematografiche.
“La penultima verità” non è certo uno dei suoi romanzi meglio riusciti, ma anche in questo caso abbiamo delle idee interessanti che hanno certamente ispirato molti autori di ogni tipo, negli ultimi decenni.
La maggior parte dell’umanità, a seguito di una guerra nucleare che ha devastato quasi tutta la superficie terrestre, è costretta a vivere in dei rifugi sotterranei chiamati “formicai”. Ogni formicaio ha il dovere di assemblare degli automi, detti plumbei, che sono necessari per il proseguimento della guerra in superficie, tra le due fazioni solite: Stati Uniti e Russia, rispettivamente chiamate Dem-Occ e Bloc-Pop. Ad aggiornare gli abitanti dei formicai è il loro protettore, Talbot Yancy, che periodicamente si collega tramite video con tutti i formicai per tenerli aggiornati sui progressi della guerra e per incitarli a dare il massimo nella costruzione di quelli che dovrebbero essere i soldati che la combattono, ovvero i sopracitati plumbei. Ogni formicaio ha infatti una quota di automi da consegnare in un tot di tempo, pena la limitazione delle risorse spedite per la sopravvivenza del formicaio.
È proprio l’eventualità di non essere in grado di rispettare questa quota a spingere Nicholas St. James a tornare in superficie, allo scopo di recuperare un pancreas artificiale da sostituire a quello del capo meccanico ormai in fin di vita. Senza di lui, il formicaio è finito. Peccato che, una volta risalito, scoprirà una bruciante verità che metterà in discussione tutto quello in cui hanno creduto negli ultimi quindici anni.
“Siamo una razza dannata, si rese conto Adams. La Genesi ha ragione: c’è un marchio su di noi, il segno delle stimmate. Perché solo una specie dannata, marchiata e viziata userete le sue scoperte come stiamo facendo noi.”