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Astrofisica e filosofia
Ci sono dei romanzi che in seconda lettura acquisiscono, in maniera esponenziale, maggior piacevolezza e profonda riflessione oltre a una visione da altro punto di vista della narrazione intrinseca. E’ il caso, relativamente al sottoscritto, dei romanzi russi dell’ottocento e per l’appunto della presente opera.
Stanisllaw Lem ci conduce in situazioni e circostanze che definirei come una magica miscela di scienza, filosofia e romanzo drammatico. Il protagonista, Chris Kelvin, psicoanalista , viene inviato su Solaris al fine di cercare di scoprire cosa sia successo all’equipaggio della stazione spaziale orbitante sul pianeta.; un enigma, infatti, avvolge i comportamenti dei tre scienziati componenti l’intera struttura che studiano il comportamento dell’oceano gelatinoso e sconfinato ricoprente l’intero corpo celeste. Le vicissitudini che si susseguono nel corso dell’ispezione da parte di Kelvin hanno dell’inverosimile e non sono percepibili dall’essere umano in relazione alle leggi della fisica conosciuta. Sembra che il pianeta, orbitante in un sistema stellare binario con due soli rosso e azzurro, si comporti come un individuo senziente capace di modificare gli stati d’animo degli scienziati portandoli a una sorta di continue e inspiegabili allucinazioni inducenti alla follia identificata quale unica via di uscita per ciò che si rileva estremamente alieno. Il viaggio interstellare e l’impossibilità di capire una logica nel comportamento del pianeta, si paragona all’imperscrutabilità dell’animo umano, ai suoi meandri oscuri e, infine, all’eterno affannoso, e forse inutile, percorso nel dare un certo senso alla vita…come noi la intendiamo.
Un libro non proprio di facile lettura ma che apre la possibilità di altri modi di pensare all’universo, al tempo, all’esistenza.
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